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Cecchi: “Il tempo di Gudmundsson a Firenze è semi fallimentare, ma il finale di stagione passa da lui”

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Cecchi: “Il tempo di Gudmundsson a Firenze è semi fallimentare, ma il finale di stagione passa da lui”

Redazione

12 Marzo · 11:51

Aggiornamento: 12 Marzo 2025 · 11:52

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Il marchio del talento, all’improvviso. E dunque la palla che gli arriva addomesticata da un tacco di Kean e lui, con la precisione del chirurgo e la visione dell’astronomo, che la colpisce di destro facendola planare imparabile alle spalle di Meret. Un gol d’autore, dal valore doppio. Perché con quel gesto Albert Gudmundsson da Reykjavik, 177 centimetri di talento gelido compresso, non solo ha dato un senso al finale di una gara che fin lì sembrava senza senso. Ma, allo stesso tempo, ha redatto il manifesto filosofico su quello che potrebbe essere il finale di campionato viola.

Non avesse fatto quel gol, sulla pagella avremmo infatti trovato un’insufficienza piena: una partita senza concretezza, con pochi luci e molte ombre. Quella rete, invece, non solo lo ha promosso ma ha anche suggerito il percorso sportivo da seguire per la squadra da qui a giugno. Perché la Fiorentina di questa stagione in fondo è stata spesso come la gara di Gud a Napoli. Una squadra per larghi tratti abulica, soffocata dal centrocampo avversario, in un perenne irrisolto: non essere squadra di palleggio ma non riuscire nemmeno a essere squadra di ripartenza; non essere squadra a trazione anteriore ma non essere nemmeno squadra che fonda sulla difesa le proprie fortune. «Non essere o non essere», questo è il problema para amletico di una Fiorentina non corale, fatta più di giocatori che non di gioco e dunque salvata spesso dal colpo del singolo, fosse questo una parata di Mister Fantastic De Gea, uno stacco di testa di Robin Gosens o un gol alchimistico di Kean.

Se dunque questa è una lettura corretta, ecco che in questo finale di stagione la Fiorentina non può fare a meno del suo islandese. Perché, è vero, fin qui il tempo di Gud a Firenze è stato semi fallimentare. Una lunga assenza dovuta a più infortuni e poi alcune
prestazioni segnate da una blandizia colpevole. Nonostante ciò, il geyser islandese è ancora oggi l’unico in rosa oltre a Kean ad avere il gol a portata di mano: anche in un’annata balogia come questa, la rete l’ha già gonfiata 6 volte. Più dell’ammirevole Beltran, più dell’indecifrabile Zaniolo. Gud l’islandese, uno che non si farà mai applaudire per una rincorsa da mediano ma che ha il dono di poter correggere a sorpresa la fortuna.

Condannati dunque ad aggrapparsi a lui. A sperare che l’impegno, il carattere o anche la buona sorte gli restituiscano in questo finale di campionato la dimensione migliore vista a Genova e solo intravista a Firenze. Affidarsi al suo talento ancora inespresso in maniera quasi fideista, senza poter sapere se alla fine ciò possa essere benedizione o condanna. Ma in fondo già la vita non consegna certezze, figurarsi se può farlo il suo reparto giocattoli chiamato calcio. Lo scrive Stefano Cecchi sulla Nazione

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