Il cammino che porta al restyling dello stadio Artemio Franchi di Firenze si sta rivelando complicato e accidentato, oltre che controverso. La casa della Fiorentina è attualmente un cantiere aperto. E se la missione è quella di disporre di un impianto da candidare a ospitare le gare di Euro2032, occorre un’accelerata netta. Ballano all’incirca un centinaio di milioni da trovare per dare nuova vita alla struttura simbolo del razionalismo popolare uscita dalla penna dell’architetto Pier Luigi Nervi nel 1929, classificato nel 1983 come monumento nazionale posto sotto la tutela delle Belle Arti. E proprio per ragioni di interesse architettonico, nel 2019 il patron viola Rocco Commisso si è visto bocciare dalla Sovrintendenza un progetto di nuova edificazione da 250 milioni di euro.
Intrapresa la via (forzata) della riqualificazione, al 31 luglio sono stati realizzati meno del 3% dei lavori. Ulteriormente rallentati dalla scoperta di questi giorni da parte dei tecnici della presenza di molta più roccia del previsto sotto la curva Fiesole.
Fortuna che di questi tempi i rapporti tra Comune e Fiorentina appaiono più distesi. Merito del vertice di metà settembre tra la sindaca Funaro e Commisso. Il quale si è detto disponibile a (ri)mettere mano al portafoglio, dopo il maxi investimento del centro sportivo Viola Park da oltre 100 milioni: una concessione lunghissima modello Juventus (49 anni) in cambio di una cinquantina di milioni. Palazzo Vecchio nel frattempo è a caccia dei 55 milioni definanziati dal governo e alle prese con un cronoprogramma di cui al momento è nota solo la data massima di fine lavori, «entro il 2029». Nel mezzo, il centenario del club il 29 agosto 2026 e il timbro degli ispettori Uefa da apporre due mesi dopo. Lo scrive La Nazione.
No al turnover, si farà giovedì. Dodò e Gosens confermati, c’è Mandragora con Adli. Kean centravanti