
Nodo Decreto Crescita per il mondo del calcio. Più un giallo, forse, considerando quanto avvenuto nelle ultime ore intorno alla norma, introdotta nel 2019, che prevede vantaggi fiscali per i calciatori e lavoratori sportivi professionisti che arrivano in Italia.
Il tema dei cosiddetti “impatriati”, di cui si è discusso spesso in questi mesi non solo nei corridoi delle istituzioni calcistiche ma anche di quelli della politica, è entrato nella cosiddetta Manovra di bilancio, svelata ieri ufficialmente dal Governo al termine del Consiglio dei Ministri. Un po’ a sorpresa, visto che non sembrava dovesse essere tra i tanti temi all’ordine del giorno.
Nel pomeriggio di ieri, al termine della riunione, il MEF aveva pubblicato il comunicato stampa che presentava le novità, tra le quali appunto il tema dei impatriati. In particolare, infatti, la prima proposta di bozza di testo della Manovra che modificava radicalmente la norma (in particolare introducendo un tetto ai redditi pari a 600mila euro per poter essere sfruttata) non aveva considerato gli sportivi professionisti tra chi veniva escluso dalle novità. «Invariate le disposizioni per i ricercatori e professori universitari già previste», è il testo infatti del comunicato del MEF ancora presente online.
In pochi probabilmente se ne erano accorti, quanto basta tuttavia per accendere diversi campanelli d’allarme. Tanto che oggi nel comunicato del Governo, parlando del tema impatriati, si legge infatti: «Invariate le disposizioni per i ricercatori, professori universitari e lavoratori dello sport già previste». Una novità aggiunta solo in seguito (appunto nel comunicato del Governo), forse magari anche su pressioni del mondo del calcio, anche se non chiarisce completamente i dettagli di quello che sarà l’intervento: basterebbe infatti mantenere anche solo il tetto ai 600mila euro per portare di fatto il calcio a venire escluso totalmente dalla possibilità di utilizzare la norma.
Diverso invece sarebbe il caso in cui gli sportivi professionisti venissero completamente esentati dal tetto ai 600mila euro: ma per capire i dettagli bisognerà attendere i prossimi sviluppi e soprattutto il testo definitivo del provvedimento.
D’altronde, anche nell’assemblea della Lega Serie A andata in scena ieri erano arrivate rassicurazioni che sarebbe stato mantenuto. Le voci sulla possibile modifica erano emerse, ma, anche in ambienti federali, erano arrivate conferme sul fatto che alla fine non sarebbe stato toccato. Tuttavia, la preoccupazione resta alta negli ambienti calcistici.
Tanto che sono già in corso le discussioni tra i vertici e la politica (in particolare con il ministro dell’economia Giorgetti e il viceministro Leo) con l’obiettivo di avere un percorso parlamentare che possa garantire il mantenimento del regime.
Motivo anche per cui la questione verrà ulteriormente approfondita dalla Lega Serie A in diverse riunioni che partiranno già domani, proprio per cercare di evitare la cancellazione di una norma. Una conclusione che molti tra i manager dei top club ritengono possa essere un gravissimo danno al settore calcio e quindi da evitare.
Resta comunque forte la spinta anche di chi vorrebbe che la norma venisse comunque cancellata, come ad esempio l’Assocalciatori guidata da Umberto Calcagno. «Continuo ad augurarmi che venga eliminata, è una norma estremamente iniqua e continueremo a batterci affinché venga cancellata», le parole del presidente dell’AIC a Calcio e Finanza. Lo scrive Calcio e Finanza
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