
In tempi non sospetti, molto prima della vittoria di Torino, Prandelli l’aveva rinominato “il professore”. Un giocatore saggio e intelligente, capace di affrontare qualsiasi situazione con lucidità, mettendo davanti a tutto doti tecniche ed esperienza. Una delle chiavi che il tecnico della Fiorentina ha utilizzato per compiere il colpo più importante, quello in casa della Juventus porta il nome di Borja Valero.
Al momento opportuno con freddezza ed intuizione, Prandelli gli ha dato una maglia da titolare e l’ha piazzato davanti alla difesa in un centrocampo composto anche da Amrabat e Castrovilli. Tre giocatori molto differenti tra loro per età, caratteristiche e interpretazione della gara. Accanto a lui Amrabat si è sentito più libero di spaziare, di svolgere funzioni da incontrata e anche di spingersi oltre la metà campo. La corsa di Amrabat e il palleggio di Borja Valero, che nei momenti chiave della gara ha saputo gestire il pallone, nasconderlo, smistarlo. La strategia però ha funzionato. Adesso l’obiettivo è quello di dare continuità, riportando lo spagnolo al massimo della condizione fisica. La Fiorentina ne avrà bisogno, anche perchè in rosa un giocatore con le sue caratteristiche proprio non c’è.
Il professore è prezioso insomma. Pensare che tra poco più di due settimane, il 12 gennaio, compia 36 anni fa un certo effetto. Otto anni dopo Borja Valero è tornato, il modulo di base è sempre il 3-5-2 e guarda caso, alla sua prima da titolare, la Fiorentina ha ritrovato anche quel gioco che pareva smarrito chissà dove. No, non può essere solamente una coincidenza. Lo riporta Repubblica.