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Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
“Commisso era arrivato promettendo la Champions. Ma non ha capito che il calcio è altra cosa”

Rassegna Stampa

“Commisso era arrivato promettendo la Champions. Ma non ha capito che il calcio è altra cosa”

Redazione

20 Dicembre · 13:17

Aggiornamento: 20 Dicembre 2020 · 13:18

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Questo quello che scrive il giornalista Enzo Bucchioni su Rocco Commisso sulle colonne del quotidiano Il Tirreno:

“All’inizio, con tre o quattro slogan del tipo «sono qui per vincere», «sogno la Champions», «i soldi non sono un problema», «voglio fare subito lo stadio nuovo», Rocco ha conquistato in fretta un’intera tifoseria e una città, sindaco compreso. Un colpo di fulmine, insomma. Eppoi, con la coinvolgente passione per il pallone, l’energia tipica del “self made man” italo-americano, la simpatia dello slang… diventare un idolo per il presidente viola è stato un attimo.

Oggi, appena un anno e mezzo dopo, fossimo a Roma ci metteremmo a cantare “forza lupi son tornati i tempi cupi”, ma ci siamo capiti. Con la Fiorentina diciassettesima, classifica con vista sulla serie B, e una salvezza già sofferta nello scorso campionato, il nuovo stadio di là da venire, lo zio d’America (o se preferite Rocco il Magnifico) e Firenze hanno già diviso gli stracci. Con la politica c’è il gelo, con gran parte dei tifosi è finita l’empatia e lui, Rocco, s’è incattivito, impermalito e stizzito.

Tutto in ito, qualche volta anche in “ato”. Ma cosa è successo per mettere così rapidamente in crisi quella che sembrava una bella storia d’amore pallonaro? Per sintetizzare potremmo dire che mister Commisso portando da oltre Oceano soldi, idee e voglia di fare, pensava di trovare una strada tutta in discesa, quando invece ha visto davanti a sé diverse salite, il mestiere dello scalatore non sembra il suo forte.

«Se non mi fanno costruire lo stadio, la Fiorentina è destinata a vivacchiare», ha fatto sapere lui. Frase già sentita in passato. E allora? Non era pieno di soldi? Si chiedono i tifosi, dimenticando che Rocco è ricchissimo, il presidente più ricco della serie A, ma pur sempre un imprenditore e non un benefattore. Un’altra amara verità. Qualcuno obietterà: cosa c’entra lo stadio con la squadra che va male?

E qui siamo alla seconda salita di Rocco. Lui a New York è padrone dei Cosmos e deve aver pensato che il calcio è uguale dappertutto. Errore. In Italia è complicato, andrebbe fatto fare da chi lo conosce. E, soprattutto, non è detto che chi sa mandare avanti un’impresa con quattromila dipendenti sappia far funzionare anche un’impresa calcistica.

Rocco ha confermato Montella, ha imposto Iachini, errori capitali. Ha speso un’ottantina di milioni sul mercato, ha ripianato i debiti con altri venti, alla fine ha anche venduto Chiesa alla Juventus e la squadra non funziona. Come se non bastasse, dopo il direttore sportivo Pradè per cercare di rimettere a posto le cose ha ripescato anche Cesare Prandelli, un altro pezzo della storia dei Della Valle.

E qui il tifoso s’è confuso. Il futuro assomiglia troppo al passato e il passato fa paura. Le magliette con la scritta “Rocco grazie assai” sono sparite dalla circolazione, nessuno pensa che andava meglio quando andava peggio, però questa Fiorentina made in Usa non è certo quella che Firenze sognava.”

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