Che procuratori e operatori di mercato facciano ormai la parte del leone nel calcio moderno è risaputo, ma quando la situazione è certificata da cifre affidabili, come quelle riportate da Dagospia, fa tutto un altro effetto. 256 milioni di dollari in quattro anni: sono questi i soldi che, secondo un report della Fifa, le società italiane avrebbero versato nelle tasche di procuratori ed operatori di mercato; classificandosi così seconde in questa speciale classifica, solo alle spalle dei ricchissimi club inglesi, le cui casse sono però costantemente rimpolpate dai cospicui introiti derivanti dai diritti televisivi. Oltre al dato relativo alla spesa annua destinata agli intermediari, che certo non passa inosservata, fa riflettere anche il fatto che l’Italia sia il paese con le commissioni più alte fra i principali campionati europei. Si parla infatti di percentuali che sfiorano il 6% – 5,75% per la precisione – staccando così di gran lunga la Germania (1,6%) e la Spagna (1,3%). In un momento storico nel quale il dibattito pubblico si incendia sulla necessità di adeguare le infrastrutture oppure di investire sulla qualità dei settori giovanili è emblematico che, in modo totalmente incoerente, una fetta così grande di risorse sia utilizzata per far arricchire quelli che stanno diventando i nuovi paperoni del calcio.
Gianmarco Biagioni