Il calendario dice che fra 48 ore la Fiorentina rigioca. C’è la sfida con la Dinamo Kiev, ovvero la Conference, sull’orizzonte e nelle 48 che portano al fischio d’inizio è giusto porsi un interrogativo a suo modo crudele ma assolutamente fedele al momento (drammatico). Questo: vale davvero la pena di mettere sul campo energie al massimo nella Conference? O, girando la domanda dall’altro verso: può la Fiorentina nella notte europea permettersi il lusso di non pensare che in campionato, è laggiù in un baratro spaventoso?
La risposta, comunque si colga la domanda è no. Dunque, il sogno della Conference – sogno bellissimo in altre situazioni – non può e non deve coinvolgere mentalmente e psicologicamente una squadra che se qualche miracolo deve inventarsi, deve farlo in campionato. E deve farlo alla svelta.
Così, l’impegno in Europa lo si dovrà leggere con l’attenzione, la concentrazione e le energie del compitino da (massimo) sei in pagella, per poi rimettersi a studiare sodo con testa (e piedi) su quanto si dovrà fare appena qualche ora dopo con il Verona. Insomma, la Conference non deve essere ne’ un surrogato di una forzata (e comunque tutta da verificare) ricerca di felicità stagionale, ne’ un qualcosa su cui investire tanto (troppo) a scapito della lotta per la salvezza. Lo riporta La Nazione.
