Un gol casuale, un secondo tempo da catenaccio di una volta, il portiere migliore in campo per distacco. Se vince anche così, anche giocando male, anche se non lo meriterebbe, allora significa che la Roma è davvero forte, stavolta resiliente e fortunata, ma sempre lucida e attenta. Ieri si è staccata la Fiorentina, che rischia di essere costretta a meritarsi l’Europa che verrà vincendo la Conference League. Un passo alla volta, giovedì i viola cercheranno di ribaltare il Betis nella semifinale di ritorno. La prestazione di ieri è confortante perché, nonostante il turnover (cinque cambi rispetto all’andata di coppa), la Fiorentina ha creato più di quanto ha concesso ed è tornata a casa battuta solo perché Svilar ha vinto lo splendido duello con il solito, monumentale Kean, magari poco freddo nella prima delle occasioni che si è creato ma sempre pericolosissimo.
Si è capito in fretta che la gara era bloccata tatticamente. Due moduli speculari e le corsie chiuse: gli esterni di Ranieri e quelli di Palladino avevano come primo compito quello di controllori e solo come secondo quello di assalitori. Avendo rivoluzionato il centrocampo con l’inserimento di Richardson e Ndour e lo slittamento in mezzo di Mandragora, Palladino ha messo in preventivo di lasciare in avvio l’iniziativa agli avversari e ha chiesto di verticalizzare in fretta su Kean. Il centravanti, a cui Zaniolo non è mai stato d’aiuto, si è potuto esaltare nella specialità che preferisce: l’uno contro uno, meglio uno contro tutti. Quando ha avuto la possibilità di puntare la porta, prima ha saltato secco Celik centrando però il petto di Svilar in disperata uscita e poi, saltando Mancini, ha costretto il portiere a un bel tuffo con un diagonale insidioso. Il gol è arrivato all’improvviso, mentre scadeva il recupero: cross di Angeliño, torre di Shomurodov e comodo tocco di testa di Dovbyk, il peggiore che diventa match-winner.
A quel punto la Roma si è concentrata sulla difesa del vantaggio. Baricentro sempre più basso, Soulé e Angeliño impegnati quasi solo in contenimento, squadra corta. Ma nonostante l’atteggiamento coerente con le difficoltà della giornata, i giallorossi hanno concesso due grandi occasioni: Svilar ha murato prima Mandragora e poi Kean, che era uscito dai radar di Mancini e aveva bucato Ndicka. Lo riporta La Gazzetta dello Sport.