La love story tra Riccardo Saponara e la Fiorentina è ormai giunta ai titoli di coda. Un amore, quello sbocciato nel gennaio 2017, fin troppo fugace e, come ogni storia d’amore che si rispetti, fatto di sporadici picchi e di ben più frequenti trascorsi di una piattezza disarmante. Un anno e mezzo fatto di alti, di lampi improvvisi ed isolati che alimentavano e legittimavano le speranze di poter recuperare un giocatore sbarcato a Firenze con l’etichetta del “bollito”, e bassi, diventati purtroppo la normale condizione del trequartista classe ’91.
Un’esperienza, quella fin qui vissuta in viola dal ragazzo di Forlì, paragonabile ad una corsa sulle montagne russe. Un saliscendi che, però, non gli ha impedito di conquistarsi l’apprezzamento e l’affetto di buona parte della tifoseria che adesso, con le voci di una possibile cessione che si fanno sempre più insistenti, inizia a storcere il naso.
La prima ad essere contrariata è però la proprietà che, in un momento storico in cui le spese (nemmeno così folli…) appaiono come un privilegio riservato ad altri, ha la necessità di giustificare un investimento che sfiora i 10 milioni di euro. Tanti, infatti, sono i soldi che la società gigliata ha versato nelle casse del presidente Corsi per assicurarsi le prestazioni di quello che, fino a poco tempo fa, era considerato un vero e proprio crack del nostro calcio. Poco, evidentemente, è quello che invece il talentoso ma, ahinoi, inespresso fantasista ha offerto alla causa della Fiorentina.
Le ragioni? Molteplici… Dalle perplessità sulla reale tenuta fisica del giocatore, come testimoniato dalle lunghe assenze dovute ad infortuni di varia natura, fino ad un modulo, il 4-3-3 studiato da Pioli, che non ha mai valorizzato a pieno le sue caratteristiche. Un trequartista puro, tutto tecnica e fantasia, spesso relegato sulla fascia o, addirittura, nel ruolo di mezz’ala. Uno spazio che non esiste, visto che il mister (in vista del possibile preliminare di Europa League) continua ad insistere su uno schieramento che non prevede un elemento di raccordo fra i tre centrocampisti ed i tre terminali offensivi, e che per il fantasista sembra ancora più difficile da conquistare, poiché la gerarchie (a meno di dieci giorni dai primi possibili impegni ufficiali) appaiono già ben definite.
Alla fine della fiera, triste ma vero, il tentativo disperato è quello di salvare il salvabile. L’impellenza, di conseguenza, è quella di trovare una nuova collocazione ad un acquisto che, sul piano del gioco, non è riuscito ad offrire ciò che il comparto tecnico si aspettava e che, sul fronte finanziario, rappresenta una delle voci economicamente più tragiche degli ultimi anni. Fare di necessità virtù, dunque: mettere al sicuro il bilancio, in primo luogo, e rinforzare la rosa con elementi di qualità (come espressamente richiesto dall’allenatore), possibilmente idonei ad inserirsi nel piano tattico ideato per iniziare la nuova stagione.
L’addio è imminente (con Sampdoria, Parma ed Udinese che si sono già fatte avanti) ma di buono resteranno senza dubbio la disponibilità e la dedizione di un ragazzo che, nemmeno nel pieno della maturità, sembra essere riuscito a lasciarsi alle spalle la sfortuna che ne ha segnato quasi interamente la carriera.
Gianmarco Biagioni