Per Franck Ribéry la trasferta di Parma non evoca bei ricordi, né in campo né fuori, ma quella di domani è una gara così importante che il francese farà di tutto per dimenticare la sua ultima volta al Tardini. Qualche mese fa Ribéry fu costretto a uscire per un brutto colpo rimediato da Kurtic sulla caviglia operata e anche se i due rigori di Pulgar regalarono una vittoria fondamentale alla squadra di Iachini il dopo partita fu ancora più fastidioso. Fu al ritorno da Parma che Ribéry scoprì il furto nella sua villa di Bagno a Ripoli, prima tappa di un lento allontanamento della sua famiglia dall’Italia. Oggi che anche il suo linguaggio del corpo in partita è il simbolo delle difficoltà della Fiorentina, che continua ad aggrapparsi al suo uomo simbolo.
Al netto di un’impennata in termini di visibilità internazionale, e di puro marketing con oltre 20 mila magliette numero 7 vendute, l’apporto fin qui garantito dal francese non è stato così determinante come si sperava, o almeno non è bastato a cambiare le sorti di una Fiorentina che nel giro di un anno e mezzo ha già dovuto esonerare un tecnico ed è a un passo a cambiarne un secondo. Eppure l’inizio dell’avventura in viola di Ribéry aveva convinto tutti, in primis Commisso che lo aveva preferito persino a Ibrahimovic, protagonista indiscusso di questa prima parte della stagione («Di vecchio ci sono già io», disse il presidente parlando dello svedese nella sua prima estate fiorentina). Regolarmente schierato da Montella nelle prime undici giornate il francese ricambiò con 2 gol e 2 assist oltre a giocate deliziose che spinsero persino San Siro ad alzarsi in piedi ad applaudirlo al momento della sostituzione. Ma se inizialmente l’Aeroplanino lo aveva piazzato nel suo ruolo più congeniale, quello di esterno sinistro in un tridente, dopo le prime prove con Napoli e Genoa il francese si è dovuto in fretta adattare a un ruolo ibrido, più simile a quello di una seconda punta.
Prima in coppia con Chiesa poi con i tre attaccanti che Iachini ha sempre ruotato dal suo arrivo a Firenze, il tutto con alterne fortune. Certo, a complicare il cammino nei primi mesi sono arrivate le tre giornate di squalifica per lo spintone a un guardalinee dopo Fiorentina-Lazio e l’infortunio con il Lecce, poco prima dell’esonero di Montella.
Ma al di là delle prestazioni che hanno certamente aiutato la squadra sono i gol e gli assist che si sono fatti desiderare. Dalla ripresa del campionato a oggi, in tutto 14 partite, il francese ha trovato la via del gol soltanto una volta, a Roma contro la Lazio nella passata stagione, sfornando 3 assist di cui gli ultimi 2 in questa stagione. In generale l’incidenza di Ribéry sulle vittorie dei la non è stata quella che in molti si aspettavano: delle 48 gare complessive giocate dal suo arrivo dal Bayern Monaco, tra campionato e Coppa Italia, Ribéry ne ha disputate poco più della metà, 26, con 8 vittorie, 8 pareggi e 10 sconfitte, mentre nelle 22 occasioni in cui è mancato la Fiorentina ha vinto 9 volte, perso altrettanto e pareggiato in 4 occasioni.
In pratica con il francese in campo la percentuale di vittorie è di poco superiore al 30%, senza di quasi il 41% anche se diminuiscono i pareggi. Numeri a parte domani a Parma servirà il miglior Ribéry, magari anche nel ruolo di esterno, perché la versione ammirata a San Siro soltanto un mese fa rischia di finire offuscata dalla tristezza che il francese ha manifestato più volte nelle ultime gare. Lo scrive il Corriere Fiorentino.
CorFio, Prandelli in pole per la panchina della Fiorentina fino a giugno, dietro c’è Montella
Se si dicute oggi del ruolo di ribery siamo davvero alla frutta. Forza Prandelli.