
Non sarà il Vélodrome di Marsiglia e nemmeno l’Allianz Arena di Monaco di Baviera, dove più che altrove ha sparso i semi del suo genio, ma a Franck Ribéry, 39 anni e un ginocchio in pezzi, oggi basterà l’Arechi perché il suo cuore batta forte. Prima di Salernitana-Spezia, l’attaccante dal dribbling letale, 9 campionati, 6 Coppe di Germania e soprattutto una Champions vinta col Bayern, darà l’addio al calcio giocato con un trionfo degno di un Cesare. Quindicimila tifosi, gli ultimi ad ammirarlo in una carriera da professionista lunga ventidue anni, faranno da cornice alla passerella finale di un fuoriclasse che, per doti tecniche e carisma, ha uno scranno tra gli imperatori del pallone. In attesa di una festa dal retrogusto amaro, ecco la sua ultima intervista italiana da calciatore. O, se preferite, la prima da ex.
«Firenze somiglia a Salerno perché anche lì vivono per il calcio. Città bellissima, piena di turisti da tutto il mondo. Si mangia molto bene. Col club è finita come è finita, ma la Fiorentina è stata una bella esperienza. Peccato aver giocato quasi un anno senza tifosi a causa del Covid. Ma la gente mi ha voluto bene: sono uno che dal campo esce sempre con la maglia sudata». Lo scrive La Gazzetta dello Sport.
Non ci sarà la conferenza di Italiano, la motivazione della Fiorentina «C’è clima di tensione»