
L’arte della pazienza, il gusto del riscatto e quel filo rosso che porta al merito. Prima o poi la grande occasione sarebbe arrivata e nella primavera della Fiorentina, capace di eguagliare il record del 1960 con nove vittorie consecutive tra campionato e coppe, c’è molto anche del suo estremo difensore: Pietro Terracciano. Abituato a farsi scivolare addosso critiche e dubbi. Di tempo ce n’è per pensare, quando si è tra i pali in solitudine. La visuale perfetta per ammirare i compagni. Puoi rimanere lì, sospeso, anche per tutta una partita. Ma poi, quando arriva l’esame dell’avversario, il giudizio è la conseguenza. Numero uno, di maglia e di fatto.
Nel riscatto di Terracciano nei confronti di chi lo ha sempre etichettato come secondo portiere, quasi fosse un insulto e non un elogio all’affidabilità di chi quando deve subentrare non può mai sbagliare, c’è molto anche del percorso della Fiorentina. La vita del portiere, poi, è unica. Reattività, uscite, gioco palla al piede, prese alte, basse, posizionamento. Testa sempre collegata, guanti pronti all’uso. Ma tra i pali, sei solo. Lo scrive Repubblica.
Di Chiara: “Per la Fiorentina meglio incontrare l’Inter che la Juventus, caricherebbe meno la sfida”