Roberto Pruzzo ex calciatore della Fiorentina ha parlato al Corriere dello Sport in occasione del suo 70esimo compleanno: “In campo mi trasformavo. In certe partite eravamo tirati al massimo, io in particolare con il mio carattere litigavo con tutti, ma devo anche dire che quando l’arbitro fischiava la fine non mi ricordavo più niente. Con il mio carattere, di grande partite non ne ho sbagliata nessuna, magari rischiavo di non riuscire a mantenere la stessa concentrazione contro gli avversari più scarsi. Una giusta tensione deve esserci sempre.
Ti è dispiaciuto? No, assolutamente. Forse alla Roma l’ho tirata un po’ per le lunghe, avrei dovuto andare via prima. Avevo bisogno di sentirmi io: quando diventiun’alternativa, quando sei stato il numero nove per tanti anni, fai fatica. E poi non ero un granché da panchinaro. A Firenze mi sono trovato bene, in un ambiente di amici, bella esperienza. Al di là del gol nello spareggio Uefa che fece fuori la Roma (ride, ndr). Lì ho trovato un gruppo di persone che conoscevo bene, con Sven (Eriksson, ndr), il suo secondo Santarini, l’allenatore dei portieri Negrisolo. Nuovo Pruzzo? Ce ne saranno tanti meglio, ma come me non c’è nessuno”.