
Ecco un altro estratto dell’intervista rilasciata dall’allenatore della Fiorentina Cesare Prandelli a SportWeek:
Stagione 2006-07: vince la seconda Panchina d’Oro consecutiva dopo che è arrivato sesto, terzo sul campo, in campionato, nonostante l’handicap di 15 punti di penalizzazione per effetto di Calciopoli.
«All’inizio ci avevano mandati in B, poi la penalizzazione di 19 punti ridotta a 15. La prima sera, nel ritiro precampionato di Folgaria, dissi ai tifosi: “Serie A o B, io resto a Firenze”. Lo stesso confermai ai giocatori, chiedendogli di comunicarmi la loro decisione: “Avete una notte di tempo per pensarci, domattina al campo io alleno. Chi c’è, c’è”. Nessuno chiese di andar via. Tra squadra e città si creò un’alchimia tale che non ci sentimmo mai soli. Nello spogliatoio appendemmo la classifica reale e quella virtuale, coi punti che facevamo partita dopo partita».
Lei è l’allenatore viola col maggior numero di vittorie: 118, 97 delle quali in campionato. Qual è quella che ricorda con maggior piacere?
«Potrei dire quella con la Juve adesso, o l’altra, sempre a Torino, siglata da Osvaldo in rovesciata, ma la partita che mi ha segnato di più come persona è stata quella che abbiamo dedicato a Stefano Borgonovo, ai tempi malato e poi morto di Sla. Dopo, tutti sono saliti sul carro, ma all’inizio la volevamo in pochi, quella partita; su tutti, io e Carlo Pallavicino, il procuratore di Stefano. Andavamo spesso a trovarlo e lui, muovendo soltanto gli occhi, ci raccontava la sua vita.
Con quella partita dimostrammo che il calcio può andare oltre se stesso, per esempio sensibilizzando sulla necessità di fare ricerca su certe malattie. Firenze rispose alla grande, riempiendo lo stadio. È in occasioni come questa, o quando morì Astori, che la città dimostra tutta la sua umanità. Firenze sa essere polemica, in disaccordo su qualsiasi cosa, in certi momenti arrivi a odiarla, ma in situazioni emotivamente così forti come quelle di Stefano o Davide diventa straordinaria. Non a caso qui operano tante associazioni benefiche e di volontariato. L’espressione “ridotto al lumicino” nasce a Firenze, dove nel 1400 i poveri accendevano un piccolo lume davanti a casa per significare che non avevano più niente da mangiare. E, la mattina dopo trovavano cibo davanti alla porta. Firenze è così: o la odi, o provi a capirla. Io in un primo momento non la capivo. Adesso la amo».
Prandelli: “Toni l’ho voluto io alla Fiorentina. Perchè Vlahovic gioca? Io ragiono da contadino”