Nel Corriere dello Sport di oggi troviamo un articolo di Alberto Polverosi: “È finita male, malissimo con Pioli. Domani sera a Mainz toccherà a Daniele Galloppa guidare la squadra in Coppa, poi si vedrà. È una Fiorentina dimezzata e in continua decrescita. Dopo la scomparsa di Joe Barone è stato promosso Alessandro Ferrari nel ruolo di direttore generale, dopo l’addio di Pradé si parla di un’altra promozione interna, quella di Goretti, dopo l’esonero di Pioli è pronta una lista di allenatori dall’ingaggio ridotto, anche se questo non significa che non siano in grado di risollevare la squadra.
La vicenda di Pioli si è chiusa ieri con l’esonero. La Fiorentina chiedeva le sue dimissioni, l’allenatore e i suoi procuratori spingevano per l’esonero e, in un secondo momento, avrebbero iniziato la trattativa per la risoluzione del contratto, come accade spesso in questi casi. Si è generato un caos nel caos, senza vincitori e con solo perdenti, uno scontro peraltro sfalsato dal fuso orario di New York, dove si trova Commisso. Questo fa capire ancora una volta, e con maggiore chiarezza, che una società del livello della Fiorentina non si può guidare a 8.000 chilometri di distanza. Purtroppo Commisso non può tornare a Firenze in tempi brevi e la Fiorentina continua a vagare in un’incertezza che spaventa: fra la società e la squadra non si sa chi sta peggio. La possibilità di una cessione del club è sempre più consistente, ma un conto è vendere con in Serie A e un altro in Serie B. La perdita di valore dell’organico, nel secondo caso, sarebbe pesante.
Dopo la partita di Mainz, o forse dopo quella di Marassi col Genoa, dal Viola Park annunceranno i nomi dell’allenatore e del diesse. La logica suggerisce che sia il nuovo direttore sportivo a scegliere il nuovo tecnico e magari, chissà, potrebbe andare così. La lista dei candidati è composta da buoni professionisti, tutti con un curriculum inferiore a quello di Pioli, ma il curriculum, come si è capito, non va in panchina, così Italiano e Palladino tutt’e due alle prime armi hanno fatto meglio di un collega esperto che ha vinto lo scudetto. La domanda è se la Fiorentina ha davvero bisogno di un buon allenatore con poca esperienza a questi livelli o se piuttosto non è il caso di ingaggiare un domatore di leoni, un personaggio capace di mettersi alla guida non solo della squadra ma di tutto il popolo viola, uno che non provochi una scossa ma un elettroshock, uno dal carisma forte, che guardi negli occhi giocatori smunti e spersi e li trasformi di nuovo in quello che erano, giocatori di buon livello. Soprattutto uno che non pensi di salvarsi solo perché “siamo la Fiorentina”. No. Chi prenderà il posto di Pioli per guidare questa squadra senza nervi, senza sangue e senza orgoglio deve partire da un dato evidente: io alleno l’ultima in classifica.
Se la squadra riuscirà a salvarsi, il giorno dopo la società dovrà pensare alla sua ricostruzione e a una riapertura verso Firenze. Isolarsi al Viola Park è una scelta controproducente. Da tempo sta andando avanti uno scontro in tribunale fra la società e il Museo Fiorentina, che esiste da quasi vent’anni ed è gestito (gratuitamente) da chi ama la maglia viola e la sua storia. Quale vantaggio può portare al club? La Fiorentina è Firenze, mai dimenticarlo”
