Ernesto Poesio nel Corriere Fiorentino scrive: “D’altronde Vanoli sa bene che, nonostante tutto, lottare per salvarsi con una rosa del valore della Fiorentina è molto più facile che cercare di raggiungere le alte posizioni. Soprattutto per un gruppo che si è dimostrato incapace di migliorarsi come squadra, prima che come singoli. L’esatto opposto, per fare un esempio di quanto sta accadendo al di là dell’Appennino, a Bologna, dove l’ex viola Vincenzo Italiano, come è avvenuto anche a Firenze durante la sua gestione, veleggia tra le prime posizioni non tanto perché abbia a disposizione chissà quali campioni, ma grazie alla compattezza che riesce ad aumentare il valore della rosa a disposizione.
Da Vanoli invece nessuno si aspetta tanto. Perché alla Fiorentina fino a oggi sono mancate soprattutto le basi. Ed è per questo che l’allenatore nelle sue prime due uscite sulla panchina viola è sembrato ripartire da concetti basici. Difesa a uomo sui calci piazzati, un atteggiamento più guardingo di tutta la squadra per poi, davanti, affidarsi all’esplosività e al talento di un attaccante straordinario. Ed è su Kean che passerà molto del destino della Fiorentina in questa stagione.
L’aver rivisto, contro la Juventus, il trascinatore dell’anno passato è forse la miglior notizia che Vanoli poteva sperare. Ma non è stato un caso. Perché Kean ha bisogno della lotta, dell’uno contro uno per caricarsi e rendere al meglio. Un attaccante che potremmo definire «vecchio stampo» e che ha bisogno di un allenatore pronto a fare un passo indietro, che non cerchi di imbrigliare con schemi e movimenti quello che è un gioco di puro istinto. Lo ha capito subito Vanoli, come lo aveva capito Palladino (molto meno la Fiorentina viste le scelte di mercato di questa estate), il grande ex che domenica prossima proverà a fermare prima di tutto quel giocatore che la scorsa stagione ha contribuito a far sbocciare. Il destino a volte sa proprio essere beffardo”.
