Luciano Spalletti torna nella città che ama, dove ha casa (in pieno centro) ma che spesso lo ha ferito, in quel Franchi dove da ragazzo rincorreva il sogno viola e da allenatore ha sempre camminato in equilibrio tra affetto e diffidenza. Perché il rapporto tra il tecnico di Certaldo e la Fiorentina è una lunga storia di sentimenti non corrisposti: lui non ha mai nascosto il proprio tifo («Allenare la Fiorentina? Prima di smettere è una cosa a cui penso», ribadì a ottobre) mentre una parte del tifo viola gli ha cucito addosso da tempo l’etichetta di simpatizzante «opportunista», complice quella sua espressione furba che a Firenze non è mai passata inosservata.
Gli screzi, del resto, non sono mai mancati e il più clamoroso è avvenuto nell’agosto 2022, al termine di Fiorentina-Napoli: un tifoso nel parterre di tribuna tentò di rifilargli uno schiaffo. Ne nacque un caso nazionale, con Spalletti furioso in conferenza («Ogni volta che vengo a Firenze è così») e due Daspo a chiudere la vicenda. Ma le scintille erano iniziate ben prima, sul campo: dal rigore assegnato all’Inter a San Siro per il tocco di polpastrello Vitor Hugo nel 2018 (da lui difeso con toni decisi) fino al 3-3 al Franchi del 2019, con il pari viola al 101′ per un presunto fallo di D’Ambrosio (in realtà era petto) che lo fece esplodere davanti alle tv.
Eppure Firenze resta casa sua: qui Spalletti ha giocato nelle giovanili, qui nel 2019 rifiutò la panchina dopo la proposta di Barone per mancanza di un progetto credibile e sempre qui vivono i suoi amici di una vita, dal gruppo delle «galline del Cioni» al Viola Club Montaione, il paese natale dove custodisce la sua tenuta «La Rimessa». Oggi, però, conterà solo il presente: la Fiorentina, ultima, cerca la scintilla mentre la Juventus deve trovare continuità. E il Franchi, ancora una volta, sarà il giudice di una storia d’amore tormentata. Lo scrive La Nazione.
