La Fiorentina non è affondata: si è disintegrata. Al Mapei Stadium è andata in scena l’ennesima resa senza condizioni di una squadra che ormai sembra aver perso ogni certezza, soprattutto dove – con la «cura» Vanoli – avrebbe dovuto averne di più: dietro. Il Sassuolo ne ha approfittato e ha calato altre tre reti, una ancora su calcio d’angolo, la decima incassata dai viola da palla inattiva. Un dato che da solo basterebbe a raccontare il crollo di un reparto che non regge più alcun urto. La sfida di Reggio si è trasformata così nel riassunto più fedele delle infinite fragilità di una difesa tornata la peggiore del campionato: 24 gol subiti in 14 giornate, media di 1,7 a partita, numeri che inchiodano un sistema – quello a tre – naufragato sin dai primi passi. La retroguardia è risultata impacciata e vulnerabile su ogni accelerazione avversaria: è bastato un cross più tagliato del solito, una pressione un po’ più convinta o la solita palla inattiva per mandare tutto in tilt.
Non è andata meglio nemmeno tra i pali dove De Gea, capace di esaltarsi a Bergamo appena una settimana fa, è inciampato in un errore gravissimo, spalancando la porta a Volpato per il gol dell’1-1 e aprendo la strada all’ennesimo tracollo. La sensazione, ormai evidente, è che la difesa a tre, progettata in estate e riproposta con ostinazione tanto da Pioli quanto da Vanoli, abbia ufficialmente terminato la propria corsa. Quella di Reggio è infatti sembrata la certificazione definitiva del fallimento di un’idea che non ha mai portato equilibrio né solidità. Da domenica, contro il Verona, servirà cambiare registro: non più un’opzione, ma una necessità. Lo riporta La Nazione.
