Finalmente si gioca. Perché quelle lunghe pause per le nazionali servono a chi è stanco per recuperare, snervano chi è in ritmo, ma sono fondamentali per chi deve ricostruire situazioni compromesse e mordono il freno per ripartire. Vanoli si è iscritto a quest’ultimo gruppo e dopo una vigilia lunghissima ha deciso di affidarsi alla semplicità per affrontare una delle squadre potenzialmente più forti del campionato; di sicuro la più cinica, soprattutto ora con un timoniere, con gia qualche partita sulla nuova panchina, di provata esperienza. Semplicità, dicevamo, da non confondersi con superficialità. Tutt’altro. Sulla sponda viola c’è il debutto in casa di Vanoli, il guerriero-realista.
La semplicità del 3-5-2 viola è un rifugio sicuro per trovare la strada più affidabile per allontanarsi dallo spettro retrocessione a piccoli passi, per poi aggiungere qualcosa di diverso per tentare pure di correre. Ciò che non può mancare, al netto di accorgimenti tattici più o meno velati, è quel furore agonistico degli ’11 Leoni’ che Vanoli e il tifo viola vuole vedere. La serie B è lì, inutile girarci intorno, e gli ambiziosi progetti per il futuro ad oggi devono essere ripiegati con cura per essere tirati fuori in momenti storici migliori.
Qualcosa di storico questa partita già lo ha. E non è un record invidiabile, ma un monito soprattutto per il presente. Mai si era vista, in quasi cent’anni di storia, la Sfida (la esse maiuscola non è un errore) con i viola in fondo alla classifica. Per la verità non si era mai visto neppure uno stadio più che dimezzato, se non quando l’architetto Nervi, sotto l’impulso del marchese Ridolfi (vendendo alcune sue proprietà), stava completando l’attuale Franchi. Neppure che un tifoso viola, Luciano Spalletti, sedesse sulla panchina bianconera. Storture di una partita che non sarà mai normale.
Tutto questo per dire che questo Fiorentina-Juventus sfugge alla normalità. In un Franchi ridotto, ci sarà comunque la corsa ad assicurarsi il posto migliore, con la curva Fiesole (trasferita in Ferrovia) che rischia di non ospitare più uno spillo, facendo prima tappa in piazza della Libertà per protesta contro la mancata coreografia. Ma sono argomenti, questi, di corollario. Non cambierà mai la grande attesa che si respira da almeno una settimana in città perché è il momento di stringersi attorno a una squadra che deve per forza uscire da una situazione talmente brutta da non sembrare vera. Eppure in questo momento, oltre a essere una partita del calendario, è la gara che potrebbe far tornare un po di colore a una stagione con lo spettro di un cupo nero. A patto che gli ’11 Leoni’ si presentino tutti insieme nell’arena. Lo riporta La Nazione.
