La Fiorentina è precipitata in un baratro inatteso, scrive La Nazione: ultima in classifica e svuotata di fiducia, sembra aver perso prima di tutto la testa. Quando una squadra smarrisce la propria identità mentale, il crollo tecnico è solo una conseguenza. Per capire come si ricostruisce la forza interiore di un gruppo in difficoltà, arriva in aiuto il pensiero di Marco Valerio Ricci, massimo esperto italiano di Programmazione Neuro Linguistica e mental coach di atleti e squadre d’élite – dalla Nazionale di rugby al romanista Niccolò Pisilli – capace di riaccendere quelle energie nascoste che trasformano la crisi in rinascita.
Dottor Ricci, la sua specialità è aiutare le persone a ‘liberarsi dalle gabbie create dai loro pensieri’. Crede che la Fiorentina sia limitata da una gabbia?
«Sì, è plausibile. Credo che tutto nasca dall’addio a sorpresa di Palladino e dall’arrivo di Pioli, un tecnico tanto bravo quanto rigoroso. Questo cambiamento così repentino di idee e metodi forse ha creato una ‘gabbia mentale’ in alcuni giocatori. Magari proprio in quelli che in Nazionale stanno rendendo benissimo e invece a Firenze stanno faticando, forse perché preferiscono una maggiore libertà d’azione».
Un nome su tutti: Kean.
«Vero. Moise ha sempre reso quando aveva dei grandi motivatori alle spalle, persone che gli davano fiducia e lo stimolavano senza caricarlo di responsabilità. In tante situazioni lui sotto pressione è andato in difficoltà invece, quando ha la sua profondità per essere esuberante a modo suo, lì rende al massimo».
Come si esce, dunque, da questa situazione così complessa?
«Io uso un approccio scientifico. Una delle discipline che metto in campo si chiama ‘motivazione scientifica’, un metodo varato dal professor Steven Reiss che evidenzia come tante persone abbiano una predisposizione nel soddisfare bisogni con spinte motivazionali. L’allenatore deve capire quali sono le leve motivazionali di ciascun giocatore e andare a toccare esattamente il punto giusto. Non richiede tanto tempo, è molto efficace e a volte viene scambiato per una bacchetta magica».
L’allenatore quanto conta in contesti di questo tipo?
«La responsabilità nel riuscire a dare una sterzata è solo del tecnico in prima persona. Lui sta già provando a farlo ed è essenziale che riesca a spostare l’inerzia della squadra. Ci sono allenatori che, pur con metodi diversi, sono famosi quasi solo per questo: c’è chi fa il parafulmine come Mourinho o il martello alla Conte».
E i tifosi, in tutto questo, che ruolo hanno?
«Consiglio sempre che stiano vicini alla squadra e che diano fiducia all’allenatore. I ribaltoni, che magari ora invocano, raramente funzionano».
