Con il cuore a mille e gli occhi lucidi di felicità siamo arrivati in finale. La terza in due anni, la seconda in Europa. Atene ci aspetta, e anche Jovetic. La Grecia, terra di filosofi e di nomi che ci hanno invaso la giovinezza, a scuola, o dal Badiani. Platone, Socrate, Anassimandro e Vakouftsis. Se non conoscete l’ultimo, naturalmente, è un problema vostro, ma forse lo trovate ancora in viale dei Mille quando escono i bomboloni caldi. La Grecia, la nazione che rischiò il fallimento, parola che purtroppo conosciamo bene. Solo che per loro ha significato un periodo di crisi economica e sociale profonda. Noi ce la cavammo con trasferte a Gubbio e Gualdo Tadino.
Ma gli eroi di Bruges sono ancora lì, che splendono nel nostro ricordo recente più emozionante. Vite in corsa su un ottovolante. Terracciano, per esempio. Un rinvio maldestro che aiuta gli avversari e rimettere in discussione il vantaggio preso dalla Fiorentina al Franchi, e poi il riscatto con una paratona che spedisce tutti in finale. Uno sbaglio, un capolavoro. Servono nervi saldi. E poi? E poi le maledizioni con cui facciamo i conti da quando è iniziata questa stagione folle. Diciamo che abbiamo un feeling con il legno. Che sia palo o traversa, sempre legno è.
Tre in una partita, più di trenta nel corso della stagione. Chissà quanti sacerdoti si sono trovati in confessionale tifosi e giocatori decisi a farsi perdonare qualche imprecazione fuori dalle righe. E chissà a quanti maremmani sono fischiate le orecchie nel tardo pomeriggio di mercoledì. E a quanti suini, poveri loro. E poi il rigore. Altra maledizione. Nico guarda Lucas, Lucas guarda Nico, Vincenzo preferisce non guardare. Nico deve aver pensato che fosse meglio così. Un altro errore no, dai. Lucas si sente sicuro. Lucas la mette dentro. Bravo.
E grande M’Bala, centravanti perduto e ritrovato. Nzola fuori rosa per motivi personali. La privacy va rispettata. La spiegazione ufficiale però somiglia tanto alle nostre giustificazioni scolastiche. “Motivi personali”, ci sta dentro un problema grave o anche una forca a Boboli. Non importa. Per noi contava prendere un sette alla prima interrogazione utile. A M’Bala due prestazioni decisive in Coppa: un gol e un rigore procurato in semifinale. Per dire: bentornato M’Bala, anche se tu fossi andato a Boboli invece che al Viola Park a noi va bene così.
E dopo la festa parte l’assalto alle agenzie di viaggio. Aereo più biglietto. Nave più biglietto. Zaino, vespa primavera 125 e il biglietto si vedrà. Un po’ scomodo ma molto cinematografico e anche molto anni ’70. Sicuramente meno faticoso del pacchetto Pedalò più maxischermo a San Vincenzo e Suvlaki Gyros. Forza ragazzi, Atene ci aspetta. Miscela al due e via, verso un’altra finale. Lo scrive Benedetto Ferrara su La Nazione
PROBLEMA VOLI PER LA FINALE DI ATENE