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Italiano: “Difendere bene, attaccare benissimo. Tridente e difesa a 4. Ribery? Scelta società”

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Italiano: “Difendere bene, attaccare benissimo. Tridente e difesa a 4. Ribery? Scelta società”

Redazione

15 Luglio · 13:30

Aggiornamento: 15 Luglio 2021 · 17:21

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Le parole di Vincenzo Italiano durante la sua presentazione come nuovo allenatore della Fiorentina a Piazzale Michelangelo. Di seguito, l’intervento completo di Mister Italiano:

Sei in una piazza molto importante, la più importante della tua carriera. Ti saresti aspettato che Italiano allenatore superasse Italiano calciatore?

“Grazie a tutti per essere qui. Mi scuso per la voce, ma abbiamo già iniziato e questo lo dimostra la voce. Il calendario ha dimostrato che dobbiamo partire forte e farci trovare pronti fin da subito”.

“Il calcio è uguale in tutte le categorie. Il cambiamento è nella qualità dei giocatori e nella velocità con le quali si fanno i gesti tecnici. La scelta di venire a Firenze è una scelta dove porterò il cuore, dove sono andato ce l’ho sempre messo ed ho ottenuto risultati importanti. Cercherò di mettere in atto quello che ha chiesto la società: di essere la Fiorentina, una squadra rispettata da tutti”.

“Da calciatore, quando dovevo affrontare la Fiorentina non dormivo per giorni per il blasone e l’importanza della squadra.  I nostri avversari devono tornare a pensarla in questo modo. Cercheremo di dare battaglia in tutte le gare. Daremo tutto quando indosseremo la maglia Viola. Personalmente, è un percorso che mi dà grandi soddisfazioni in quanto ogni anno sono cresciuto andando a lavorare con giocatori sempre più di qualità. Questo gruppo è composto da giocatori di grandi qualità, dal primo all’ultimo. Cercheremo di alzare l’asticella giorno dopo giorno”.

Cosa ha dato Italiano al calcio italiano e cosa ha dato il calcio italiano a Italiano?

“Per me il calcio è una ragione di vita. Ho cominciato a 15 anni ed ho finito a 37. Il calcio mi ha dato tutto, mi ha fatto diventare uomo. Lo scorso anno, allo Spezia, ci davano spacciati e, invece, ci siamo salvati. Il calcio è qualcosa di dinamico, che mi dà qualcosa ogni giorno. Ho 43 anni, spero di poter dare ancora tanto al calcio perchè ho da dare ancora tanto. Mi auguro di togliermi delle grandi soddisfazioni. Per me essere a Firenze è una responsabilità enorme e voglio portare questa responsabilità in campo, ogni giorno”.

Viene da tre anni di obiettivi raggiunti, alcuni di questi incredibili. Quali sono i suoi obiettivi per la prossima stagione? 

“Partendo dai dilettanti, sono 4 anni consecutivi che riesco a togliermi grandi soddisfazioni andando oltre l’obiettivo iniziale. Ogni anno cerchiamo di fare sempre meglio rispetto all’anno prima. L’obiettivo è quello di ottenere un’identità: vogliamo essere riconosciuti in campo e fuori. Vogliamo creare il più possibile e concedere il meno possibile agli avversari. Così riusciremo ad ottenere gli obiettivi prefissati”.

Nella sua tesi ha parlato del distacco nel passare da essere calciatore all’essere allenatore. La può commentare?

Ero un centrocampista e mi sono sempre interessato alle tematiche del mister. La gavetta mi ha permesso di correggere gli errori e migliorare. Il distacco deve essere veloce, l’unico pensiero ora è quello di fare il bene del gruppo e far rendere al meglio la squadra”.

Qual è il suo sogno da realizzare come allenatore?

“Nell’immediato voglio far divertire e crescere i ragazzi. Come ho già detto, se non c’è divertimento lo sport muore. Il mio obiettivo è quello di sentire dire ai ragazzi ‘Mister ci stiamo divertendo’, ‘Mister veniamo volentieri al campo’. Le vittorie non le può garantire nessuno, ci sono troppi fattori, ma la fame, la voglia e l’intensità si può garantire. Questo è quello che piace a me. La trasmetterò ai ragazzi e questo sono sicuro si vedrà”.

Quale sarà il marchio di fabbrica della sua Fiorentina?

“Quando parlo di identità mi riferisco a qualcosa dove io posso incidere in maniera marcata. Un certo tipo di calcio, un certo tipo di intensità. Vogliamo avere un pensiero unico, un pensiero comune su come e cosa fare in campo. L’importante è l’atteggiamento. Se abbiamo qualcosa in cui credere tutti poi passiamo parlare di numeri, ma quando abbiamo qualcosa in cui credere porta grandi vantaggi”.

Per centrare degli obiettivi serve un organico all’altezza. Che cosa si aspetta dal mercato?

“Con la società il quadro è chiaro: vogliamo valutare la rosa in queste settimane di ritiro e poi, eventualmente, fare delle considerazioni in chiave mercato. Conoscevo i ragazzi da avversari, ma è molto più importante conoscerli sotto il punto di vista caratteriale. Per me la Fiorentina è una squadra di livello. Si può sempre migliorare, senza dubbio, ma vogliamo valutare gli elementi già presenti in rosa in queste settimane e poi fare il punto della situazione in ottica mercato”.

Ha un messaggio da mandare ai tifosi dello Spezia e alla società dello Spezia?

“Sono stati due anni di grandi soddisfazioni: abbiamo scritto la storia. Se ci sono delle persone che hanno dimostrato e ricambiato l’affetto allo Spezia e agli spezzini sono Vincenzo Italiano e tutto lo staff che ha lavorato lui. Ho visto persone deluse, amareggiate ma ci sono dei momenti in cui dire sempre si e rimboccarci le maniche, come quando io e i miei ragazzi a Gennaio siamo stati abbandonati, e momenti in cui si possono fare scelte diverse. Ci sono situazioni di cui non posso parlare, ma penso si possa andare anche oltre a l’aspetto delle firma formale in questi momenti. Io avrò sempre affetto e rispetto allo Spezia. Se c’è una persona che ha lasciato il cuore allo Spezia si chiama Vincenzo Italiano”

La Fiorentina le ha chiesto una squadra di cui avere paura. Si dovranno divertire calciatori e tifosi. Qual è la ricetta di Italiano per riportare la squadra dove merita? 

“Ho già parlato con i ragazzi. I ragazzi si stanno divertendo e di conseguenza si divertiranno anche i tifosi. Da calciatore la prima cosa era dare soddisfazione ai miei tifosi. Lo slogan sarà ‘Difendere bene ed attaccare benissimo’. Ai ragazzi l’ho già detto: dobbiamo fare un gol sempre in più degli avversari. Castrovilli è venuto a salutare i ragazzi e gli ho detto che la cosa più bella della Nazionale è stata l’unione di intenti”.

La prima sfida contro la Roma come nel 68, quando la Fiorentina vinse lo scudetto: ci ha pensato a questo?

“Sapevo dello scudetto. Penso siano ricordi belli per questa piazza. Per quanto mi riguarda, avevo la figurina di Socratees e quando ripensavo a Rui Costa, Antognoni, Batistuta non dormivo per giorni. In ogni campionato ci sono top e flop, noi cercheremo di essere squadra vera e daremo il massimo per ottenere il massimo. Sputeremo il sangue in campo. Dopo quattro giorni sono già senza voce, questo dimostra l’impegno che stiamo mettendo in campo”.

“Nessun limite solo orizzonti”. Quali sono gli orizzonti della Fiorentina? 

“Lo slogano è stato scritto a Trapani il primo giorno in cui sono arrivato ed è rimasto indelebile sulla lavagna per tutto l’anno. È stato uno slogan che ha portato bene. Per quanto riguarda la Fiorentina vogliamo essere una squadra che difende bene e attacca benissimo. Dobbiamo essere una squadra che cerca sempre la vittoria. Dobbiamo essere una squadra spavalda ma non scellerata”.

Quanto è importante Dusan Vlahovic?

“Dusan lo conoscevo da avversario. È bello parlare e confrontarsi tutti i giorni con i ragazzi. È un giocatore straordinario, ha una fame incredibile. Cercherò di sfruttare tutte le sue caratteristiche. Proveremo a fare qualcosa di diverso, cercherò di convincerlo. Chiedo a lui, come a tutti gli altri ragazzi, voglia e spirito di sacrificio. Sono sicuro che diventerà un giocatore straordinario”

Quale sarà l’obiettivo della Fiorentina? È corretto porsi l’Europa come obiettivo?

“L’obiettivo è fare meglio dell’anno precedente. La Fiorentina deve andare oltre al quattordicesimo posto. La storia della Fiorentina dice che la squadra deve avere una classifica diversa. Come detto prima, vogliamo migliorare la classifica: i gol fatti, i gol subiti. Vogliamo essere diversi, vogliamo essere propositivi ma non ci poniamo un obiettivo in termini di posizioni in classifica”

Manca un regista alla Fiorentina di Italiano?

“Mancano i sei nazionali. Manca Pulgar. Per il momento lo conosco solo da avversario. Nella mia idea di calcio l’asse centrale deve essere composta da gente di personalità, con voglia di avere il pallone tra i piedi ed essere decisivi. Valutiamo tutti i ragazzi della rosa in attesa dei nazionali. Poi, nelle prossime settimane, valuteremo cosa fare in ottica mercato”.

Cosa ha provato il giorno della chiamata della Fiorentina?

“Quando si riceve una chiamata da una società come la Fiorentina penso sia un orgoglio per qualsiasi calciatore ed allenatore. La trattativa poteva essere più veloce. Tutto non nasce per caso, credo nei segni del destino. Essere arrivato qua è qualcosa di straordinario e ne sono felicissimo”.

Vlahovic è già qua. Gonzalez lo conoscerà in seguito. Nel suo tridente manca qualcosa?

“Gonzalez è un giocatore forte e di qualità. La Fiorentina partirà con l’idea iniziale del tridente, poi vedremo se cambiare. Sicuramente, nel tridente iniziale Gonzalez sarà una freccia importante: ha un grande mancino, ha fisicità ed è bravo anche di testa. Ha voglia, spirito di sacrificio e, quindi, penso che la Fiorentina abbia fatto un grande investimento”.

Lei valuta la Fiorentina una squadra molto forte. Per lei, servono pochi innesti a questa rosa?

“La Fiorentina ha a disposizione 3 nazionali (Martinez Quarta, Pezzella e Gonzalo ndr) che hanno vinto la Copa America. Castrovilli ha vinto l’Europeo. Con la società abbiamo già detto che se c’è l’occasione di migliorare, lo dobbiamo fare. Il migliorare non concerne solo dalla qualità tecnica: abbiamo bisogno di calciatori che hanno voglia di rivalsa, giocatori che sentono il fuoco dentro e che sentono l’importanza del giglio sul petto quando scendono in campo”.

La Fiorentina ha lottato per la salvezza in questi ultimi anni. Come pensa di rilanciare la Fiorentina sotto il punto di vista psicologico?

“Non è solo questione di numeri in campo. Dobbiamo mettere qualcosa in più sotto il punto di vista caratteriale. Qua sento una grande responsabilità: questa deve essere tramandata ai giocatori. Il mio obiettivo è quello di vedere un popolo che quando ti vede per le strade ti amano e ti applaudono. Non voglio vedere persone che non ci mettono il cuore e che non sentono l’attaccamento verso i colori Viola. Questo non deve accadere sotto la mia gestione”.

Che cosa le lascia la prima partita contro la Roma e l’ultima con la Juventus?

“Dalla prima all’ultima saranno partite difficili. La Fiorentina cambia la guida tecnica, come tante altre squadre in Serie A. Le difficioltà come le abbiano noi le possono averle anche gli altri. La sfida ora è quella di trasmettere il pensiero dell’allenatore il prima possibile. Noi dobbiamo essere svegli e veloci. Ogni gara fino al fischio finale è una gara difficile, che sia una neopromossa o che siano i campioni d’Italia”.

Il futuro di Pezzella, Milenkovic e Lirola è ancora incerto. Che difesa si aspetta di allenare?

“Ho sempre pensato alla difesa come una linea a 4. Ho sempre voluto difendere con una la linea alta, lontana dalla nostra area. La difesa della Fiorentina è una difesa di alto livello, farla diventare di altissimo livello dipenderà da me e dalla disponibilità dei ragazzi. Non sarà vergognoso subire gol con una difesa alta a 30 metri dalla propria area. Lo sport è fatto di momenti individuali e di momenti collettivi. Conoscendo i ragazzi, questa è una difesa di alto livello, se poi valuteremo qualcosa di diverso in questi giorni, ne parleremo con la società”.

Che ruolo ha Amrabat nella sua Fiorentina? Quanto pesa l’infortunio?

“Amrabat è un centrocampista, come lo ero io. Ogni tanto mi dicevano che non potevo giocare in alcuni sistemi di gioco. Questa è sempre stata la mia sfida: essere funzionale a ciò che chiedeva l’allenatore. Amrabat è un giocatore forte ed ha determinate caratteristiche. Quando si gioca in Serie A dobbiamo sapere fare più ruoli. Se un calciatore si mette a disposizione e apre le sue vedute calcistiche può fare qualsiasi cosa, soprattutto un calciatore come Amrabat con la sua potenza fisica. Sarà un problema mio saper far rendere al meglio i miei calciatori. Il mio primo obiettivo sarà quello di mettere ogni calciatore a suo agio”.

Ha detto valuterà i ragazzi in ritiro. Ma cosa si aspetta in chiave mercato, con la società avete già delle candidature vostre?

“Mi piace parlare con i ragazzi. Mi piace stare in campo e condividere tutto. É chiaro che l’ultima parola è semrpe dell’allenatore. Aspetteremo qualche giorno per fare le valutazione di mercato”.

Che cosa vi siete detti con il presidente Commisso?

“È stato molto simpatico. Gli ho detto che voglio essere un allenatore importante per questa città. Spero che alla fine possa dire di aver conosciuto un uomo e un bravo allenatore”.

Caceres, Borja Valero e Ribery non hanno rinnovato il contratto. È stata una sua scelta?

“Sulle questioni contrattuali mi faccio da parte. Per queste questioni c’è la società. La Fiorentina ha giovani di valore che si sono messi in mostra lontano da Firenze. Io penso che una squadra debba avere un mix giusto tra esperti e giovani. I giovani devono essere spavaldi, devono avere voglia di dimostrare. Questo deve avere una squadra di calcio. Ci sono dei giovani che in questi giorni mi hanno già colpito”.

Le sarebbe piaciuto allenare come Franck Ribery? Poteva rappresentare per lei una sorta di sfida allenare un giocatore del suo calibro?

“Mi limito a rispondere sul fatto che Ribery è un campione. Sia per i trofei che ha vinto, sia per la carriera che ha fatto. Ha sempre dato tanto alle squadre in cui è stato. La decisione su Ribery è stata una scelta arrivato dopo il mio arrivo. Vedendolo in televisione posso dire solo che si tratta di un calciatore straordinario”.

Ha un modello come allenatore? Ha sentito Prandelli in questi giorni?

“Ho avuto la fortuna di avere allenatori preparatissimi, allenatori che mi hanno trasmesso sia dal punto di vista motivazionale sia dal punto di vista tattico. Alcuni di loro sono stati fonti di ispirazioni, tra questi c’è stato mister Cesare Prandelli. Cesare è stato il primo ad avere fiducia in me. Con lui ho vinto un campionato di Serie B ed ho ottenuto una salvezza straordinaria. Non l’ho ancora sentito, ma lo farò a breve. So che è tifosissimo e so che mi darà consigli utili sui ragazzi che andrò ad allenare”.

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