Qui, nello stadio dove diventò On Fire , dove ha ottenuto la più bella soddisfazione della carriera da allenatore, lo scudetto rossonero, Pioli in dieci giorni ha perso con Milan e Inter e, soprattutto, tutte le certezze. Il tecnico che faceva sognare il popolo rossonero sembra in totale confusione. E se contro la sua ex squadra era stato condannato da un rigore molto contestato, ieri contro i nerazzurri si è consegnato totalmente, pur con quattro cambi e l’accantonamento di capitan Ranieri, attuando un piano gara che contro una squadra con immensa qualità non poteva funzionare per novanta minuti.
La Viola ha fatto resilienza passiva, qualche timida ripartenza di Dodò, qualche sfuriata nervosa del solitario Kean e poi nelle mani di San David De Gea che per più di un’ora ha salvato i viola con le sue prodezze. La Fiorentina non ha un gioco. Ha un centrocampo che annaspa senza mai riuscire a imporsi, un Gosens in riserva e non in buone condizioni, una difesa che, pur cambiando, finisce per soccombere se deve resistere resistere resistere agli attacchi delle big che hanno uomini davanti di peso ed esperienza. Dal Milan al Bologna all’Inter dove i viola hanno raccolto un punto con i rossoblù con due rigori e una parziale reazione finale.
Pensare che quest’estate quando Allegri non aveva messo la Fiorentina tra le candidate a un posto per la prossima Champions, Pioli si era quasi risentito. E da lì era partito con obiettivi ambiziosi e proclami. Anche perché la società non aveva badato a spese sul mercato rimpolpando la rosa soprattutto con italiani futuribili, ma con poca esperienza ad alti livelli. Dove la Fiorentina ambisce a stare. Pioli ha chiesto tempo, ha detto che mancava poco, sempre meno. Ma nel calcio i risultati ti inchiodano. E qui il piatto incredibilmente piange: quattro pareggi in nove partite. Lo scrive La Gazzetta dello Sport.
