E’ il 1989, Fausto Leali e Anna Oxa vincono Sanremo con “Ti lascerò” mentre Pristina, in Kosovo, viene occupata per la prima volta dai carri armati. Viene presentato il documento del Word Wide Web da Tim Beneres-Lee, documento che cambierà il mondo e darà vita a internet. A Pechino iniziano le prime proteste studentesche, in Giappone viene mandato in onda il primo episodio di Ranma ½ (cartone che ha segnato più di un epoca), a Barcellona il Milan vince la sua terza Coppa dei Campioni battendo la Steaua Bucarest mentre i Pink Floyd, a Venezia, suonano gratis davanti a 200 mila persone.
E’ il 1989 quando, a Firenze, si consuma una delle più grandi tragedie e ingiustizie dalla storia italiana.
E’ giugno, è il pomeriggio di Fiorentina-Bologna, derby dell’Appennino sentito da tanti tifosi. Nella rosa viola ci sono tanti campioni, uno su tutti Roberto Baggio, che qualche anno più tardi giocherà proprio nelle file bolognesi. Siamo alla stazione di Rifredi, sta arrivando il treno da Bologna con all’interno tanti tifosi rosso blu. Uno di questi è Ivan, 14 anni, sereno e spensierato come un ragazzino della sua età che sta per vivere la sua prima trasferta a fianco della squadra del suo cuore. Ad aspettare il treno ci sono 4 ragazzi tifosi della Fiorentina, il più piccolo ha 17 anni, appartenenti al gruppo organizzato “Alcol Campi”, sono armati e hanno con se una bomba molotov, costruita qualche giorno prima in casa di uno dei ragazzi.
Passa il treno, la bomba viene sganciata. Il fuoco s’impossessa piano piano del vagone, il cielo inizia a diventare nero a causa di un fumo che diventa sempre più intenso. Le fiamme colpiscono 7 persone, una di queste è il piccolo Ivan che verrà coperto al 75% dalle bruciature. Il ragazzo lotta tra la vita e la morte e viene immediatamente scortato all’ ospedale di Genova dove per miracolo, i medici, riescono ad intervenire riuscendo a liberargli le vie respiratorie consentendogli di vivere.
Tre dei quattro ragazzi complici dell’esplosione sono maggiorenni. Il più piccolo, quello che ha lanciato la bomba, ha 17 anni. Ai primi tre, che rispondono ai nomi di “Pitone”, “Vizia” e “Morto”, verranno dati 13 anni, poi ridotti a 6 in corte di appello. Il più piccolo viene invece processato al tribunale dei minori dove dirà di essere stato sotto effetto dell’hashish e di essere stato indotto, secondo le regole del “branco”, a scagliare la molotov.
Nel frattempo Ivan inizia un vero e proprio calvario. I media non danno rilevanza al suo caso e le spese mediche sono troppo care per permettergli di eliminare le cicatrici dal suo corpo sfregiato.
E’ il 1994, “Pitone” non regge alla malattia che segnerà un secolo e muore di AIDS. Le famiglie degli altri due invece non hanno le possibilità economiche per risarcire la famiglia di Ivan e la cifra da dare, negli anni 2000, sale fino a 250 mila euro. Negli anni seguenti, “Vizia”, viene arrestato per spaccio di eroina.
La vicenda di quel Fiorentina-Bologna del 1989 rimane nella storia come una delle pagine più brutte dello sport del nostro paese, con Ivan tradito dalla sfortuna e dalla voglia, legittima, di seguire la sua squadra in trasferta e gli altri, gli aggressori, abbandonati negli anni neri della droga, lasciati in silenzio dalla società, in una cantina buia, a costruire una bomba molotov.
Matteo Fabiani