Quando si dice che i luoghi comuni son tali perché raccontano (quasi) sempre la verità non si va tanto lontano dalla realtà. Anzi. Probabilmente è così. Concetti magari banali ma, proprio per
questo, difficili da smentire.
Prendete il calcio, e più in generale lo sport, e quel famoso adagio per cui «confermarsi è più difficile». Lo si sente ripetere in continuazione e da queste parti, per esempio, lo si è usato dopo l’esplosione di Pietro Comuzzo. Storia di dodici mesi fa, giorno più giorno meno,
quando Raffaele Palladino ribaltò qualsiasi gerarchie e ne fece, praticamente fin da subito, un titolare inamovibile della sua difesa.
Da lì, e per i quattro mesi successivi, l’ascesa è stata inarrestabile. Prestazioni super, attaccanti anche di primissimo livello marcati con la cattiveria e la serenità del veterano, le voci sulla Nazionale e, a gennaio, la maxi offerta del Napoli. Come è andata, si sa. Il no di Commisso
ai 31 milioni messi sul tavolo da De Laurentiis ma, proprio da quel momento, la più che
comprensibile crisi di un ragazzo di nemmeno 20 anni che da un giorno all’altro si
era ritrovato al centro del mondo e dell’attenzione.
Una difficoltà che pare non aver conosciuta la fine, e che in queste prime settimane della nuova stagione si è fatta se possibile ancor più evidente. Del resto, anche l’estate, è stata a dir poco movimentata per il giovane difensore cresciuto nel vivaio viola. Colpa dell’Al Hilal di Simone Inzaghi che, pur di portarlo via da Firenze e dalla serie A, aveva offerto alla Fiorentina la bellezza (bonus compresi) di 40 milioni di euro. Una proposta sostanzialmente irrinunciabile, e non a caso dal club era arrivato il via libera della Fiorentina. Un «sì» per certi versi più che comprensibile (anche se solo pochi mesi fa) è arrivata la cessione di Kayode, altro prodotto del vivaio)
ma che, nonostante tutti (Pioli in primis) si siano affrettati ad affermare il contrario, ha scosso il centrale friulano.
Chi lo conosce infatti, assicura che per lui durante la fine di agosto non siano stati
giorni semplici, come se fosse rimasto un po’ deluso dall’essere stato considerato sacrificabile. E poi, a 48 ore dal gong, il tentativo (20 milioni più bonus) respinto dell’Atalanta e, ovviamente, altri mille pensieri per la testa. Un disagio che si è portato sul campo, e basta pensare all’errore che ha regalato lo 0-1 al Polissya nel playoff di ritorno di Conference (sostituito al 65’), o alle due gare di
campionato terminate in anticipo. Al 62’ col Cagliari, e addirittura dopo 45’ col Torino.
«Ha avuto problemi di stomaco», la spiegazione dell’allenatore viola Pioli. Un malessere che si è portato anche in Under 21 (e che andrà monitorato anche nei prossimi giorni), tanto da essere rimandato a casa, ma che spiega solo in parte le sue difficoltà. Sia chiaro. Pietro era e resta un elemento fondamentale per la Fiorentina anche se, e Pioli ci lavorerà a fondo, deve migliorare
parecchio (soprattutto in fase di possesso) per andare incontro alle esigenze del nuovo tecnico. Che, da buon psicologo, è pronto a tendergli la mano per farlo uscire da questo momento così delicato il più in fretta possibile. Il gruppo dei compagni nel frattempo, e i grandi saggi dello spogliatoio in particolare hanno capito il momento, e lo stanno aiutando come se fosse un loro fratello minore perché ne conoscono le qualità e sanno che anche dalla sua crescita potrà arrivare quel salto che i tifosi viola aspettano da tanto. Lo scrive Il Corriere Fiorentino
