
Il gioco di parole veniva facile: «La Fiorentina ha messo la Quarta», «l’obiettivo è partire in Quarta», e via così. La realtà, però, è stata diversa. Perché questo ragazzo arrivato dall’Argentina non è che abbia iniziato benissimo l’avventura in viola. Anzi. Era il primo novembre scorso quando all’Olimpico (contro la Roma) fece il suo esordio da titolare. L’impatto fu da brividi. Spesso in balìa di Dzeko, responsabile (con la complicità di Milenkovic) sul gol col quale Spinazzola sbloccò la gara e, giusto per chiudere in bellezza, espulso nel finale per un fallaccio di frustrazione.
Il rischio era uscirne con le ossa rotte. Invece no. Perché Lucas Martinez Quarta, nonostante abbia solo 24 anni, ne ha già viste parecchie. E uno che prima di trasferirsi in Italia aveva giocato il Super Clasico tra River Plate e Boca certo non poteva farsi impressionare da un serataccia qualsiasi. Certo, ha dovuto studiare. Da quel momento infatti, Beppe Iachini prima e Cesare Prandelli poi, lo hanno a lungo lasciato in panchina. Per rivederlo in campo in campionato infatti, sono dovuti passare due mesi. Dal primo novembre (appunto) al 6 gennaio. Da Roma, a Roma. Dai giallorossi, alla Lazio. Colpa (anche) di una concorrenza agguerrita. Dura, in effetti, togliere il posto a gente come Milenkovic, Pezzella o Caceres. Non solo. Perché quando il nuovo allenatore ha deciso di spostare l’uruguaiano sulla fascia, ha preferito sostituirlo con Igor. Questione di piede, soprattutto. Dovendo giocare come terzo a sinistra, il brasi- liano ha sfruttato il vantaggio di essere mancino. Eppure, quando è stato chiamato in causa. Quarta non ha mai tradito. Anzi. Ogni partita un passo avanti.
Basta pensare, per esempio, alla sfida col Cagliari, e al gol vittoria di Vlahovic. Un contropiede perfetto nato, guarda un po’, da un super anticipo (e da una verticalizzazione improvvisa) del difensore argentino. «Bello l’assist di Callejon e bello il movimento di Dusan — disse Prandelli — ma avete visto Quarta?». E poi ancora. «Per me Lucas è un titolare, al pari di Milenkovic e Pezzella». Parole importanti che, nella ga-ra col Torino, l’ex River ha di- mostrato di meritare. Perfetto, o quasi, per tutti i 97’. Con 10 recuperi, tanto per citare un dato, è stato il giocatore della Fiorentina che ha fatto meglio da quel punto di vista. Spesso, mettendo una pezza sugli errori dei compagni. Peccato non ci sia riuscito in occasione del gol di Belotti e qua, purtroppo, va analizzata l’altra faccia della medaglia: German Pezzella.
Il capitano, al «Grande Torino», ha commesso l’ennesimo errore di una stagione complicatissima. Iniziata male (l’infortunio alla caviglia nell’ultima amichevole pre campionato), proseguita peggio (operato a fine ottobre in artroscopia) e che, adesso, lo vede spesso protagonista di errori decisivi. «Avessi 5 o 6 Pezzella lotteremo già per la Champions», disse di lui Prandelli. Si riferiva (soprattutto) al carattere, e alla leadership. Per questo, nonostante il rendimento così negativo, nelle ultime settimane (a sorpresa) ha ripreso quota l’ipotesi rinnovo. Il suo contratto scade nel 2022 e a lungo la sua cessione, a giugno, è parsa scontata. Non è (più così) e l’anno prossimo, senza Milenkovic (lui si, partente sicuro) la Fiorentina potrebbe ripartire a passo di tango. Con Quarta, e Pezzella. Sperando che alla crescita del primo si accompagni la rinascita del capitano. Lo riporta il Corriere Fiorentino.
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