Il povero Bruno Giorgi si rivolterà nella tomba. Da anni il suo nome non veniva tirato fuori, se non per ricordare l’annata 89-90, con salvezza all’ultima giornata e finale Uefa (anche se in panchina sedeva Ciccio Graziani). Mai però si era fatto cenno al gioco, alla cifra dello spettacolo offerto, che (ricordiamo) fu di bassissima levatura. Tanto da provocare il coro della curva: “come si gioca, guardate come si gioca…” tra ironia e malcelato sarcasmo. Eppure in campo c’erano Baggio, Dunga, Battistini, Di Chiara, insomma non gli ultimi arrivati. Ma di gioco, neppure l’ombra. Ecco, oggi dopo l’ennesima prova (usiamo un eufemismo) incolore della Fiorentina di Beppe Iachini, da più parti si è letto, scritto e sentito il nome di Bruno Giorgi. Da vecchio tifoso e cronista, per la par condicio, mi sento di aggiungere anche i nomi di Paolo Carosi, Sebastiao Lazaroni ed il “secondo” Agroppi. Così, per non fare torto a nessuno. Ma tant’è… A questo punto ci siamo divertiti, per dovere di sintesi e di chiarezza, a stilare cinque punti, cinque motivi perchè l’attuale squadra viola giochi così male.
- CINQUE MOTIVI PERCHE… 1) il modulo. Chi vi scrive è un fautore del 3-5-2, innamorato di questo sistema di gioco dai tempi del Parma di Nevio Scala. Il problema è che, se tieni gli esterni bassi e non hai un facitore di gioco degno di questo nome, il suddetto modulo si trasforma in un 5-3-2. E se non hai due punte forti, grosse, che tengono botta e fanno salire la squadra, vieni schiacciato e vai in difficoltà a centrocampo. Ricordo anche il 3-5-2 del “primo” Montella, che aveva Pizarro (e già basterebbe), due cursori come Pasqual e Cuadrado, e due punte piccole, agili, tecniche come Jovetic e Ljajic. Oggi non c’è niente di tutto questo. 2) il centrocampo. Torniamo al Parma di Scala: al netto di Benarrivo e Di Chiara sulle fasce (e già è un bel punto di partenza) in mediana aveva Zoratto, Osio e Cuoghi. Con il belga Grun che si staccava dalla difesa e faceva il quarto in mezzo. Davanti Melli e lo svedese Thomas Brolin. Attenzione, non dei fenomeni, ma tutta gente che sapeva giocare al calcio, che accompagnava l’azione, che pressava e ripartiva. Più o meno come quando c’era il trio delle meraviglie Pizarro, Borja ed Aquilani, con Gonzalo Rodriguez che da dietro impostava e lanciava l’azione. Oggi chi hai? Fino a gennaio Pulgar, Benassi ed un fatiscente Badelj. Oltre a Castrovilli che doveva cantare e portare la croce. Da pochi giorni gioca Duncan, che però ha bisogna di uno con cui dialogare (il buon Badelj di un tempo di Marassi). Altrimenti è notte fonda. Per questo Iachini dovrebbe cambiare e puntare di più sull’attacco, sulle frecce che ha al proprio arco. Ma qui arriviamo al punto n°3) dovremo forse ringraziare l’espulsione di Dalbert? L’essere rimasti in 10 contro il Milan? Aveva forse ragione il barone Liedholm che diceva di giocare meglio in inferiorità numerica? Non crediamo proprio. Diciamo che, mosso dalla disperazione, Beppe Iachini ha rispolverato il tridente al momento giusto: Cutrone prima punta, Vlahovic attaccante esterno e Chiesa a tutta fascia. Dubitiamo che lo avrebbe fatto in parità numerica. Così la Fiorentina si è alzata, e Federico è tornato a mangiare l’erba. 4) Federico Chiesa, appunto… Parliamoci chiaro: con Chiesa messo di punta (prima o seconda non importa) è come giocare in 10. E “questa” Fiorentina non può permettersi di rinunciare al proprio miglior giocatore. Nessuno lo vuol relegare a tutta fascia, ma permettergli di sprintare, puntare l’avversario, convergere e tirare… questo si. Se lo obblighi, invece, a giocare spalle alla porta perdi una fonte di gioco, perdi l’eventuale superiorità numerica, non metti paura (anzi…) all’esterno avversario che (in quel modo) è costretto ad arretrare e difendersi. 5) questo è il punto che forse racchiude gli altri 4. Ci rifiutiamo di credere che Iachini non sappia queste cose. Che certe considerazioni (scolastiche, quasi banali) non le abbia fatte. Più realmente crediamo che Iachini sia prigioniero di una vecchia mentalità (prima non prenderle), della paura di perdere due partite di fila (anche tre, come è già successo), e vira sulla prudenza: prima usciamo dalle secche, e poi proviamo a fare qualcosa. In questo senso le sue dichiarazioni (“ho messo Chiesa più avanti perchè non è ancora in condizione”), la rinuncia a Badelj in favore di Pulgar (il cileno gli da più copertura), la rinuncia al tridente, gli esterni bassi, la difesa a tre che (come abbiamo detto) è spesso una difesa a cinque. Tutto figlio della paura che si trasforma in prudenza. E viceversa. Certo, può andar bene quest’anno, per arrivare il prima possibile alla salvezza, ma se vuoi raggiungere certi obiettivi (l’Europa League) il calcio all’italiana non va più bene. Sopratutto da quando ci sono i tre punti a vittoria. Qualcuno avverta Beppe delle nuove regole…
DUE TITOLARI ALLA META… Ci risulta strano perchè Daniele Pradè venga preso così di mira dalla critica. Forse perchè è un uomo (lo è stato fino a pochi mesi fa) dei Della Valle? E dai Della Valle è stato riportato in Fiorentina? Crediamo di si. Eppure raramente abbiamo trovato un uomo che si mette in discussione, che parla con trasparenza, che riconosce (cosa rarissima) gli errori: “Pedro è stato un fallimento tecnico”, ebbe a dire poco tempo fa. Quando mai si è sentito un direttore sportivo fare un simile outing? Ma veniamo al presente. Dopo il pareggio col Milan lo stesso Prade’ è finito nel mirino per questa frase: “la Fiorentina del futuro è fatta al 70%”. E giù critiche, offese, improperi… Chiariamo, a noi non interessa difendere alcuno od alcunchè, ma siamo molto felici (da tifosi e giornalisti che lavorano sulla Fiorentina) che un direttore sportivo abbia confessato (per l’anno prossimo), l’arrivo di altri due-tre titolari. Oltre ad Amrabat e Khouamè. Questo vuol dire il 70% di undici. Quindi, ai vari Chiesa, Lirola, Milenkovic, Pezzella, Castrovilli, Vlahovic, Cutrone, Duncan, Amrabat e Kouamè, si aggiungeranno due titolari. Facciamo un gioco: e se arrivassero De Paul dall’Udinese e Kumbulla dal Verona? La squadra che ne verrebbe fuori non piacerebbe? Quindi, ringraziamo che c’è una proprietà che spende ed investe, che c’è un direttore sportivo che parla chiaro alla gente, che (finalmente) a Firenze splende il sole sul futuro. Anche se qualcuno agita ancora i fantasmi del passato…