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Chiesa è la salvezza dell’Italia, una media voto azzurra da urlo e la storia che lo promuove

Rassegna Stampa

Chiesa è la salvezza dell’Italia, una media voto azzurra da urlo e la storia che lo promuove

Redazione

9 Settembre · 13:12

Aggiornamento: 9 Settembre 2018 · 13:12

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Sventurata la terra che ha bisogno di eroi», ammoniva il tale. Allora sventurati noi, italiani del pallone, che ne abbia￾mo un tremendo bisogno nella triste contingenza attuale. Perfino la Polonia è venuta a farci piccoli in casa nostra. A Bologna abbiamo sofferto tanto e creato poco, abbiamo preso piena coscienza di quanto sarà dura la risalita. Tra un mese esatto la nostra ultima vittoria ufficiale compirà un anno. Nell’anno solare 2018 abbiamo vinto una sola gara contro la non galattica Arabia Saudita.

Ne avessimo di eroi… Ma ci accontentiamo anche di buoni giocatori, carichi di talento e di entusiasmo; qualcuno cui aggrapparci per sperare nella rinascita. Uno in realtà lo abbiamo individuato, su tutti: Federico Chiesa. E’ il caso di piantarlo come un chiodo al centro del progetto di Roberto Mancini e di farne una colonna della nuova casa azzurra, così difficile da tirare su.

Precettato dall’emergenza. Subito in battaglia, il ragazzo del ’97. Già domani a Lisbona dal primo minuto, speriamo. Entrare per spaccare o rimediare non basta più.

«Non ha l’età?», si chiede la Cinguetti. L’età di un calciatore è quella che dimostra in campo. Non sono tronchi, non basta contare i cerchi.

Chiesa si è messo alle spalle un campionato da 35 presenze, 6 gol e 3 assist. Da agosto a maggio ha tenuto una velocità di crociera alta e costante: media voto 6,37. Solo 18 giocatori in tutta la serie A hanno meritato di più. Significa due cose. Prima: nonostante una carrozzeria, apparentemente gracile, ha superato il crash-test di un torneo intero (35 su 38), contro difensori di Serie A che sono i più attendibili in circolazione.

Seconda: l’alta media voto dimostra che Chiesa ha retto non solo nel fisico, ma anche nella testa. Non ha patito vuoti d’aria. Si è imposto una continuità di rendimento che è frutto di concentrazione, professionalità, fame, entusiasmo.

Morale: Federico è pronto nel corpo e nella testa. Con un optional in più che spesso smarca il campione dal buon giocatore: non soffre l’escursione termica delle pressioni. Ha la sensibilità foderata d’amianto. Non brucia. Chiesa gioca in Nazionale come nella Fiorentina.

A Insigne e a Verratti, per esempio, il travaso non riesce quasi mai. Anzi, Federico gioca ancche meglio in azzurro. Media voto: 6,6. Sbirciamo le pagelle Gazzetta.

Italia-Inghilterra, voto 7: «Dà la scossa. E’ con Chiesa che si costruisce il futuro».

Francia-Italia, voto 7: «La risposta azzurra a Mbappé: scalpitante, straripante».

Italia-Olanda, voto 6,5: «Di un’altra categoria. Finiti gli esperimenti, giocherà».

Italia-Polonia, voto 7: «Non abbiamo Ronaldo, ma se ce n’è uno buono, perché tenerlo in panchina?»

Il meglio contro i più forti e nella prima ufficiale. I predestinati si esaltano quando gli altri tremano.

E poi ci sono 20 anni e 20 anni. Dipende da quando cadono. Gilardino e Cassano, ragazzi dell’82, avevano 20 anni nell’anno del Mondiale nippo-coreano. Il c.t. Trapattoni poteva prescindere dalla loro precocità, perché aveva in rosa Vieri, Inzaghi, Del Piero, Totti, Montella, Delvecchio… Gestiva una generazione di fenomeni nel pieno della maturità. Bearzot nel ’78 viveva tutta un’altra situazione. Doveva rialzare l’Italia dopo un Mondiale disastroso (Germania ’74). I 20 anni di Cabrini gli servivano come il pane e infatti lo fece debuttare con la Francia nella prima partita del Mondiale anche se non aveva gettoni azzurri in tasca. Pablito Rossi lo aveva fatto esordire un anno prima in Belgio, anche lui a 20 anni. L’euforia rampante dei due sbarbati serviva al Vecio perrimettere inmoto la macchina azzurra, per trascinare un gruppo nuovo.

Non solo. Il c.t. mirava un orizzonte più lontano. In Argentina testava un’idea che avrebbe coltivato nel quadriennio successivo fino a diventare cam￾pione del mondo in Spagna, con Cabrini e Rossi in copertina. Mancini si trova, più o meno, nella condizione di Bearzot: alle spalle più di un fallimento mondiale e una macchina azzurra da far ripartire.

Come detto, Federico Chiesa è la scossa d’entusiasmo ideale, l’energia trascinante per la squadra che sta nascendo tra difficoltà e traumi. Posare i talentuosi 20 anni di Fede come pietra d’angolo per costruire la Nazionale che ci rappresenterà al prossimo Mondiale, oggi sembra una necessità più che una scelta.

Votano per lui anche ragioni tattiche. Bologna ha spiegato in modo crudele quanta emergenza ci sia a centrocam￾po. Zolle aride di gioco. I nipo￾tini di Pirlo arrancano. L’erba è molto più verde sulle fasce, dove corre Chiesa, ma anche Bernardeschi, Insigne, Berardi, Politano, Bonaventura…

La sensazione forte è che, per ora, dobbiamo chiedere idee e felicità soprattutto agli esterni. E allora: Chiesa, tanto e subito.

Senza farne un eroe della disperazione, certo. Potrà steccare qualche partita, deludere. Ne ha diritto per ragioni di età. Dovremo giustificarlo e aspettarlo come tutta la giovane Italia di Mancini. Ma oggi ne abbiamo troppo bisogno. Le alternative non abbondano. Sventurati noi.

Gazzetta dello Sport

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