Alberto Polverosi, giornalista del Corriere dello Sport, ha pubblicato il suo consueto editoriale in merito all’ultima sfida di Conference League della Fiorentina contro l’AEK. Ecco le sue parole.
“Ma cosa è diventato il Franchi? Ma come fa una squadra a non rispettare almeno il nome del suo stadio? La Fiorentina dovrebbe chiedere scusa a chi ancora ha la forza e il coraggio di mettersi seduto in quel rudere per tifare un rudere di squadra. Un tempo era il fortino, oggi è terra di conquista. Chiunque arrivi da fuori, porta a casa qualcosa, spesso la vittoria. Otto partite ufficiali in mezzo alle gru di Campo di Marte, cinque sconfitte per la Fiorentina”.
I problemi della Fiorentina
“E’ soprattutto il resto, l’atteggiamento, la superficialità, gli errori tecnici, la fragilità, la debolezza nei contrasti, la lentezza e la banalità della manovra e l’inconsistente apporto degli “esperti” a frenare questo gruppo di giocatori che ancora non fanno squadra. E’ la paura di perdere, la paura di non farcela, la paura di tutto a bloccarla. Poi, come accade in periodi del genere, ti annullano pure due gol per un totale di due centimetri di fuorigioco”.
L’analisi sui singoli: un passo indietro
“Rispetto alla Juve, un passo indietro. Non si è salvato nessuno dalla quinta sconfitta in casa. Gudmundsson è uscito di scena dopo il gol annullato, Fortini ha perso sullo sprint e sulla forza il duello con Pilios, i tre dietro hanno preso quel gol che rientra nella categoria dei gol sciagurati incassati dalla Fiorentina, Nicolussi ha fatto il regista appoggiando palla al compagno più vicino (cinque metri, massimo sei…), Mandragora ha corso e basta, Dzeko è stato un fantasma (traversa a parte), Fagioli quando è entrato ha toccato quattro palloni e li ha messi tutti sui piedi dei greci, Kean è stato in campo mezz’ora senza che nessuno se ne sia accorto. Il finale della partita è stato ancora più spaventoso, la Fiorentina era paralizzata, perdeva palla senza pressione. Semplicemente la regalava”.
