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Graziani: “Serie B rischio concreto. Il tempo di Pioli è finito, squadra più forte dell’anno scorso”

Rassegna Stampa

Graziani: “Serie B rischio concreto. Il tempo di Pioli è finito, squadra più forte dell’anno scorso”

Redazione

4 Novembre · 09:14

Aggiornamento: 4 Novembre 2025 · 09:14

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“Colpe non della società che ha speso 92 milioni di euro sul mercato“

La Fiorentina sembra finita in un buco nero. Intorno solo il buio. All’indomani della debacle contro il Lecce, Firenze s’aggroviglia su se stessa e s’interroga sbigottita. Per comprendere il momento più cupo dell’era Commisso, serve l’occhio critico ed esperto dell’addetto ai lavori che ha già vissuto certe crisi da capogiro ma anche la schiettezza verace del tifoso. Due (anzi tre), in uno: perché Ciccio Graziani a La Nazione è ex attaccante ed ex allenatore gigliato, ma soprattutto tifoso viola senza filtri. E come tale soffre nel vedere una Fiorentina senz’anima e moribonda in fondo alla classifica. «Come sto? Domenica ero in Rai e dopo la partita della Fiorentina dovevamo fare la riunione prima di andare in onda. Mi dicono: ‘Ciccio, ma che hai?’. Al che rispondo: ‘Fatela voi la riunione, non ci sto con il capo’. Ero troppo rammaricato e dispiaciuto. Lo sono ancora».

Graziani, ma come si è arrivati a questo punto?

«Anche un bambino capisce che la situazione è anomala, la squadra si è involuta. Ci aspettavamo una stagione importante, ai primi di settembre i tanti amici viola con cui mi sento tutti i giorni erano più che contenti. E invece il campo dice tutto il contrario».

Di chi sono le colpe?

«Non della società che ha speso 92 milioni di euro sul mercato. La squadra è più forte dell’anno scorso. Non vanno cercati bersagli ma gli allenatori sono i comandanti della nave: se la nave non va la responsabilità è di chi comanda. Il tempo di Pioli è finito, ci vuole una scossa».

Lei al suo posto si dimetterebbe?

«È un vecchio gesto nobile ma più mi guardo intorno e più mi rendo conto che ormai non lo fa più nessuno. Ci sono però le eccezioni come Pradé che dal giorno dopo non ha più voluto emolumenti».

Ora come se ne esce?

«Con il lavoro e l’impegno, cambiando anche qualcosa. Serve un allenatore che si approcci in maniera diversa, con un’impostazione differente».

Un nome?

«De Rossi potrebbe essere il profilo giusto. Vanoli altrettanto. Ma la Fiorentina non mi ha chiesto consigli. Altrimenti glieli avrei dati…».

Nel 90′ si trovò a gestire una situazione simile, proprio sulla panchina della Fiorentina…

«Mi diedero in mano una squadra che valeva 300 milioni di euro con Baggio e altri campioni. Il gruppo ritrovò fiducia in se stesso, in questi casi nello spogliatoio bisogna parlarsi, stare insieme. Una volta toccato il fondo, puoi solo risalire».

Ma intanto incombe lo spettro della Serie B e la curva non è più disposta a tollerare passi falsi…

«Il tifoso ci mette il cuore, l’anima e il sacrificio: quando le cose vanno male è chiaro che si arrabbi. La Serie B è un rischio concreto, mancano però 28 partite e sono convinto che la squadra abbia la qualità per fare anche 4 o 5 vittorie di fila».

Il Franchi è un cantiere: anche questo incide?

«Vedere lo stadio così fa male, è la fotografia di ciò che succede in Italia. Intanto la società ha incassi limitati e il pubblico è a metà. Rocco voleva investire in una struttura nuova, invece si sta ammodernando uno stadio difficilissimo con tempi enormi. E se non ci mette i soldi Rocco non so nemmeno se i lavori verranno conclusi. I tifosi sono penalizzati».

Cosa ci può confortare?

«La situazione attuale ci rammarica e ci rattrista ma qualunque cosa accada sarò sempre tifoso della Fiorentina, come lo sono stato quando abbiamo giocato contro la Sangiovannese in C2. Anzi, quando la Fiorentina va male la amo ancora di più».

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