Due conti subito, buttati giù vergati un fogliolino qualsiasi, chiamiamolo scartafaccio, come si diceva a scuola, utile per la brutta copia: 0 (vittorie) più 4 (pareggi) più 4 (sconfitte) uguale 4. No no, non abbiamo sbagliato i conti, è la somma generata dal cammino della Fiorentina che in classifica è penultima proprio a quota quattro. Se a questo aggiungiamo 7 più 12 (gol fatti e subiti) il risultato resta sempre 4, perché scambiando l’ordine degli addendi – nel calcio – il risultato non cambia. Se poi vai (stasera) a San Siro e affronti l’Inter il rischio che il 4 resti sempre come incubo dei viola.
Restando nella fenomenologia dei numeri «Non tutto ciò che conta, può essere contato. Non tutto ciò che può essere contato, conta». Perla di saggezza lasciata lì da Albert Einstein, uno che con i numeri se la cavava bene. Ma il calcio a volte scrive dritto su linee storte che la Fiorentina ha cercato di raddrizzare nel pazzo finale della gara contro il Bologna.
Pioli si aggrappa anche a questo per sovvertire il cammino di inizio stagione tra i più difficili della storia viola che sfiora il centenario. I numeri, si dice, raccontino tanto, ma non tutto. Ecco, è quel tutto che semmai la Fiorentina deve tirare fuori, a partire dall’orgoglio di una squadra ferita, punzecchiata, per usare un eufemismo, dalla curva e dal resto dello stadio (dimezzato) dopo il quasi tracollo dell’ultimo turno.
Ma poiché il calcio non è una scienza esatta, alla fine, lasciando stare la teoria della relatività, ma affidandosi al postulato di Pioli: il singolo conta, quanto il gioco. E il primo può diventare determinante solo insieme al secondo. Che passa inevitabilmente dal concetto di squadra. A maggior ragione se disponi di piedi buoni solo da mettere in ordine, come un mosaico senza istruzioni. Al momento però non si intravedono i contorni, nonostante il tecnico viola professi ottimismo e fiducia nella sua squadra. Questo Inter-Fiorentina rischia di mettere definitivamente la squadra viola con le spalle al muro, avvitato su se stesso alla ricerca di sicurezze che al momento restano sospese. Detta così, la gara di questa sera parte segnata, ma guai a pensare la Fiorentina come la vittima sacrificale di turno. La squadra sembra ora prigioniera di sbalzi d’umore all’interno di una partita, capace di scuotersi solo dopo un paio di sberle ricevute – contro il Bologna quasi tre – per iniziare a macinare gioco. O meglio, a portare il pallone in avanti più con la forza dei nervi che non del ragionamento. Ma il periodo è questo e non si può fare troppo gli schizzinosi.
Contano le motivazioni e quella luce in fondo agli occhi che fa la differenza tra chi ha voglia di risalire la china e chi si lascia trascinare da un gorgo senza fondo. O meglio, il fondo (della classifica) è vicino. Questa è storia, il resto è filosofia. A parlare come sempre sarà il campo come riportato da La Nazione
