Inizio terribile, tre sconfitte di fila al Franchi nelle prime tre partite di campionato, quart’ultimo posto, non era proprio questa l’ambizione di Pioli e Commisso. La Fiorentina è nata nell’agosto del 1926, questa è la stagione del centenario che, se continua così, i viola festeggeranno con un campionato di sofferenza dentro a uno stadio scheletrico, con una curva che per ora sembra una palafitta. Questo non può essere, non e accettabile anche perché a fine mercato a Firenze erano pochi quelli che non avevano gradito gli acquisti e soprattutto le conferme.
Ora si rimette tutto in discussione, ma dare uno sguardo indietro, a fine agosto, non sarebbe male. Prima di questo accenno di ripresina, il problema della Fiorentina era che non aveva un problema, ma ne aveva tanti, uno accavallato all’altro. Ora che la matassa si sta sbrogliando (almeno così sembra, sempre con l’occhio buonista), i problemi prendono nome e cognome. Eravamo convinti che l’ex allenatore del Milan scudettato avrebbe portato gioco e brillantezza con il materiale a disposizione. Il fatto è che ne siamo ancora convinti.
In una situazione del genere l’esperienza è fondamentale, così come la conoscenza dell’ambiente, e questo Pioli ce l’ha, insieme al buonsenso, all’equilibrio e alla capacità di trovare soluzioni. Sarebbe un’amara sorpresa se non ci riuscisse. Peraltro Pradè, volente o nolente, è diventato il suo scudo. Ai tifosi non piace e Palladino (pure lui contestato dalla curva) ha fatto capire chiaramente che se n’è andato perché non c’era intesa (diciamo così) col diesse. La contestazione investe Pradé, cosi come a Pisa aveva investito i giocatori. È un “bonus” che Pioli può sfruttare per iniziare la risalita. Lo riporta il Corriere dello Sport.