L’equipe del San Raffaele di Milano, capitanata dal professor Alberto Zangrillo, ha provato a salvargli la vita fino all’ultimo tintinnio di lancetta, tenendolo aggrappato al mondo con la Resurrection Machine, un macchinario all’avanguardia che ha salvato diverse vite, ma le condizioni di Barone erano già critiche fin da domenica pomeriggio, dopo l’infarto avuto prima della sfida tra Atalanta e Fiorentina (poi rinvita a data da destinarsi). Nella giornata di lunedì, invece, c’è stato un via vai di procuratori, addetti ai lavori, striscioni in suo onore, presidenti come Joe Tacopina e compagni di viaggio come Giovanni Nigro, il costruttore del Viola Park. Daniele Pradè invece, il d.s. viola, è stato accanto a lui tutta la notte tra domenica e lunedì, camminando avanti e indietro all’interno del pronto soccorso a testa bassa, appoggiandosi più volte alle pareti giallo ocra della struttura, inviando note audio e rispondendo ai messaggi. Luca Pengue invece – il responsabile sanitario della Viola – ha fatto su e già dall’albergo all’ospedale per tre giorni di fila, affiancato dal responsabile della comunicazione del club Alessandro Ferrari. Ieri in ospedale c’era anche suo nipote. Tra un mese compirà un anno. Suo padre, i tre zii e nonna Camilla gli racconteranno chi è stato Joe. Lo scrive La Gazzetta dello Sport.
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