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Sceneggiate, proteste e offese. Il circo organizzato da Mourinho per nascondere il non gioco della Roma

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Sceneggiate, proteste e offese. Il circo organizzato da Mourinho per nascondere il non gioco della Roma

Redazione

8 Gennaio · 20:19

Aggiornamento: 8 Gennaio 2024 · 20:19

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Roma, Stadio Olimpico, 27.05.2023, Fiorentina-Roma, foto Lisa Guglielmi. Copyright Labaroviola.com

Reazioni scomposte, una modalità intimidatoria studiata a tavolino, soprattutto nelle partite in casa. Per creare quel clima da corrida, supportato dai 60.000 dell’Olimpico, utile a volte a ribaltare le partite. Contro l’Atalanta per il tecnico portoghese è arrivato il settimo cartellino rosso da quando è nella Capitale.

E sono sette. I cartellini rossi ricevuti da José Mourinho da quando siede sulla panchina della Roma. In meno di tre anni. Se non è record, poco ci manca. Ieri sera l’ultimo della serie, ricevuto a tempo praticamente scaduto della sfida con l’Atalanta. Protagonista l’arbitro Aureliano, colpevole secondo Mou, di una direzione di gara discutibile culminata con il mancato fischio a Lukaku lanciato a rete. Dopo l’ammonizione del primo tempo – con un abbraccio che sembrava riappacificatorio – al 94’ è arrivato il rosso diretto. Squalifica automatica e niente panchina contro il Milan.

Per la quarta volta in stagione (ottava se contiamo anche l’Europa League) la Roma non avrà il suo allenatore in panchina. Il saldo dopo un girone è pesante: due giornate ad inizio stagione – strascico delle offese nei confronti dell’arbitro Chiffi al termine di Monza-Roma dello scorso anno – l’espulsione contro il Monza e quel “piangete e parlate” rivolto alla panchina brianzola. Ieri l’ennesimo rosso.Un pantone di reazioni scomposte che da tre anni ha messo la Roma nel mirino degli arbitri. Un’abitudine ormai radicata con cui i membri dello staff di Mou riescono ad infiammare il clima a bordo campo, a volte provocando o addirittura sfiorando il contatto con le panchine avversarie. Ma spesso a finire nel mirino sono anche gli arbitri, con Mourinho primo protagonista. Una modalità intimidatoria studiata a tavolino, soprattutto nelle partite in casa. Per creare quel clima da corrida, supportato dai 60.000 dell’Olimpico, utile a volte a ribaltare le partite.

Il lato oscuro della Roma che serve a nascondere il non gioco dei giallorossi Uno spartito che si poggia sui nervi, sulle proteste, sull’essere “banditi”. Come più volte espressamente richiesto dallo Special One. Per il giuoco del calcio è meglio ripassare. Perché almeno all’Olimpico si fa spesso tanto altro. E l’ultima protesta arriva proprio da Gasperini al termine di Roma-Atalanta: “Mourinho viene espulso ogni tre per due. Per me, arbitrare questo tipo di partite è complicato. Faccio fatica a lamentarmi di Aureliano. Penso sia impossibile arbitrare in modo sereno questo tipo di partite, non ci sono le condizioni”.

Dichiarazioni che fanno il paio con quelle molto più pesanti che disse il ds della Salernitana Sabatini la scorsa stagione: “Quello che succede quando si viene a giocare a Roma è veramente inaccettabile: tutta la panchina che si alza e va dentro il campo a ogni decisione arbitrale, anche il fallo laterale: e che volete che faccia l’arbitro?”, fu il commento laconico dopo la sconfitta all’Olimpico.

La stessa che subì il Leverkusen nel ritorno della semifinale di Europa League. Allora ad accendere le proteste del club tedesco fu l’altra faccia della medaglia giallorossa. La ricerca del risultato a qualsiasi costo. “Un peccato che uno stile di gioco come questo possa essere premiato in una semifinale di così alto livello – disse Demirbay – Uscire così fa male, molto male. Anche per il calcio. La Roma ha raggiunto il suo obiettivo in modo disgustoso”. Una modalità intimidatoria che non andò giù nemmeno al centrocampista tedesco Amiri: “Sono devastato. Non meritavamo di essere eliminati da una squadra che non ha niente a che fare con il calcio. Mi chiedo come sia possibile, questo non è calcio”. Certamente fu invidia per una finale sfiorata. Ma scorrendo oggi le classifiche di Bundesliga (Bayer 1°) e Serie A (Roma 8°), forse seguire la strada seguita dalle Aspirine è quella giusta. Lo scrive La Repubblica

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