Su Hjulmand.
“Io sono ritornato a Lecce, nella mia città, l’avevo lasciata 15 anni fa in Serie A, c’era un settore giovanile con italiani. Ora sono tornato, ho visto il Lecce in B e con la Primavera in A2, ora è prima in classifica in A1. Non è importante, però hai le caratteristiche giuste. È logico che la A, quando arrivi cercando di essere sostenibile, di patrimonializzare con poche risorse… Non è un esercizio facile. Ognuno si sforza. Hjulmand semplifica quello che ho detto prima, siamo la prima squadra più giovane d’Italia, quarta d’Europa. Abbiamo fatto operazioni su mercati alternativi, perché con un monte ingaggi di 16 milioni di euro lordi è difficile fare la Serie A. Credevamo nelle loro potenzialità, sperando che potessero diventare qualità. Hjulmand l’ho preso da una squadra penultima in Austria, sono felice che è capitano del Lecce anche se giovane, poi sono contento che sia in nazionale, in Danimarca”.
Su Strefezza.
“Noi ci sforziamo di prendere anche calciatori italiani da campionati inferiori. Devi fare di necessità virtù. Strefezza, Baschirotto pescato nell’Ascoli, sono l’emblema di una politica a rischio, perché non è facile nel campionato di Serie A, così competitivo e importante, riuscire da matricola a salvarsi. Oggi siamo a 11 giornate dalla fine, abbiamo 8 punti sulla zona salvezza, non sono tanti ma abbiamo capito che la strada intrapresa è quella giusta, che ci può portare fino in fondo, a lottare fino all’ultima giornata”.
Su Antonio Conte.
“È un leccese come me, chi ha letto il suo libro mi cita per essere stato il primo dirigente a volerlo tesserare e l’ultimo a proporgli il contratto dopo la Juventus. Ho un legame stretto per vari motivi. Antonio è un allenatore sui generis, lo apprezzi perché è una risorsa straordinaria del nostro calcio, da calciatore prima e da allenatore ora, sia nei club che in Nazionale. È straordinario, ci mette tutto per arrivare ai risultati. Il mio augurio è quello di vederlo nel nostro campionato, a volte non succede e lo segui da lontano”.
Su Moise Kean.
“È giovane, un 2000, ha dimostrato potenzialità straordinarie. Non si sono ancora trasformate in qualità”.
Può sbagliare la moglie, ma non l’attaccante…
“Questa citazione l’ha riportata Antonio Conte e ha fatto il giro del mondo… È una frase che ho sempre fatto mia, nel propormi con gli allenatori. Ti confronti su quelle che sono – attraverso il loro metodo – le necessità e i calciatori da prendere. Chi portava il pallone, ai tempi, doveva giocare. Gli altri li sceglievi in base a quello che doveva fare la squadra. Quando dovevo farlo io, era sempre il miglior portiere e il miglior attaccante, sono i ruoli più importanti per vincere una partita. Questa fissa me la sono portata dietro. Ho speso solo 4 volte da 10 ai 14 milioni, per quattro giocatori, tutti gli altri sotto: i dieci milioni li spesi con Luca Toni, la trattativa si chiuse durante il ritiro. Alla prima di campionato, Fiorentina-Sampdoria, prima del riscaldamento ero negli spogliatoi, l’arbitro doveva arrivare. Diedi un pugnetto a Luca e gli dissi: “Mi raccomando eh, che oggi… Fai gol”. Mi rispose di non preoccuparsi perché mi avrebbe fatto divertire. Devo dire che con 31 gol, con la prima Scarpa d’Oro in Italia…” Lo riporta TMW.
IL RICORDO DELL’EX BOMBER DI SERIE A SU DAVIDE ASTORI
Denis ricorda Astori: “Difensore con cui faticavo di più: era forte di fisico e veloce. Lo soffrivo”