“A veder giocare Baggio ci si sente bambini… Baggio è l’impossibile che diventa possibile, una nevicata che scende giù da una porta aperta nel cielo…“.
Se i giudizi tecnici si sprecano, forse proprio questa pennellata di Lucio Dalla (simile in tutto e per tutto ad una di quelle che il cantautore bolognese potè ammirare sul prato del Dall’Ara) descrive a tutto tondo cosa è stato Roberto Baggio. Il calciatore di tutti, degli italiani: 7 maglie e più di 200 gol, che poi definirli soltanto gol sarebbe fin troppo riduttivo… Si, perchè Baggio non faceva gol, non ripeteva un qualcosa di già esistente, Baggio inventava: creava qualcosa di bello, magico ed infinito… L’impossibile che diventa possibile, appunto.
Baggio di tutti, Baggio italiano (come dimenticare Italia ’90 e Usa ’94, purtroppo), Baggio fiorentino… Perchè se il Divin Codino è stato probabilmente l’interprete più cristallino del calcio di casa nostra, forse ancora di più ha significato per Firenze e per i fiorentini.
Proprio così, perchè quello che Roby è stato per Firenze va ben oltre i prodigi mostrati sul campo, da quella punizione datata maggio 1987 sotto gli occhi di Maradona fino alla guerriglia urbana scoppiata in piazza Savonarola, culmine dell’amore viscerale che trascende in ira accecante. Baggio è stato il sogno di un’intera città: cullatto, atteso, ammirato ed infine svanito nel modo più catastrofico con il passaggio alla Juventus.
Baggio fiorentino dentro, che se fosse dipeso da lui non avrebbe mai lasciato Firenze e la Fiorentina, ma erano altri tempi e giocatori e procuratori contavano come il due di briscola… Baggio che in conferenza stampa rifiuta la sciarpa bianconera ed in un pomeriggio d’aprile raccoglie quella viola e saluta con gli occhi lucidi quel popolo al quale forse più di tutti è stato legato. Quelli occhi lucidi che tutti, inevitabilmente, ci troviamo ad asciugare quando ripensiamo a cosa avrebbe potuto essere e non è stato.
Baggio di tutti, come la neve… Ma forse un pò più fiorentino.
Gianmarco Biagioni