«Il calcio perde il più grande giocatore in assoluto e un riferimento per tutti, perché per descrivere un nuovo talento si usa sempre dire “ecco il nuovo Maradona”. Anche se poi non è più nato uno come lui». Giovanni Galli, nella sua carriera da portiere ha incrociato più volte «El pibe de oro».
C’è quel gol che le fece ai Mondiali in Messico nel 1986 in cui lei rimase immobile, quasi incantato…
«Scherzando dicevo sempre a Diego che lo ringraziavo perché avevo fatto la figura del bischero ma almeno ero entrato nella storia visto che, nonostante i miei tanti successi, tutti mi ricordano per quel gol. Quando affrontavo i grandi campioni nel momento in cui tiravano immaginavo i due o tre risultati di quel tiro, ma con lui era impossibile prevedere come andava a finire».
Nel 1990 lei si trasferì al Napoli, che atmosfera c’era?
«Il Napoli aveva appena vinto il secondo scudetto, ci andai convinto di poter vincere la terza Coppa dei Campioni dopo le due con il Milan. Conquistammo subito la Supercoppa, battendo la Juventus 5-1, ma a febbraio Diego, dopo essere risultato positivo all’antidoping, lasciò l’Italia. Sono stato con lui in squadra solo sei mesi ma sono stati intensi perché anche se non veniva spesso ad allenarsi la sua presenza era forte».
Ricorda qualche episodio in particolare?
«C’era l’abitudine di riunirci con le famiglie due volte a settimana e Diego era sempre il capobanda. Ricordo una sera a casa di Ferrara venne anche Pino Daniele a suonare e cantare e Diego ballava e cantava con lui».
Anche con lei ha dato dimostrazione di grande amicizia…
«Venne apposta dall’Argentina per giocare un torneo di golf in memoria di mio figlio Niccolò, a spese sue e mettendosi a disposizione. Ci siamo abbracciati e visti per l’ultima volta e mi ha fatto piacere per- ché il giorno dopo lui andò a Fiuggi a incontrare per la prima volta Diego Jr. Ci siamo sentiti un mese fa per il suo sessantesimo compleanno, poi purtroppo la brutta notizia». Lo scrive il Corriere Fiorentino.
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