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Tra rimpianti, rinascite, alti e bassi: Kean e Vlahovic faccia a faccia di nuovo al Franchi, la sfida degli ex

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Tra rimpianti, rinascite, alti e bassi: Kean e Vlahovic faccia a faccia di nuovo al Franchi, la sfida degli ex

Redazione

21 Novembre · 10:43

Aggiornamento: 21 Novembre 2025 · 10:43

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La sfida tra Fiorentina e Juventus porta sempre con sé storie, incroci, ritorni e rivincite personali. E tra i protagonisti più attesi della partita ci sono Moise Kean e Dusan Vlahović, due centravanti con percorsi molto diversi, segnati da alti e bassi profondi, dalle aspettative e dal peso dei propri talenti.

Cresciuto nel vivaio della Juventus, Kean fu lanciato giovanissimo come uno dei prospetti più luminosi del calcio italiano. La società credette molto in lui, ma dopo una prima esperienza incoraggiante scelse di cederlo all’Everton, salvo poi ricomprarlo su richiesta di Allegri, investendo circa quaranta milioni per riportarlo a Torino. Lì, però, il rendimento non arrivò mai davvero: problemi fisici, difficoltà caratteriali e una squadra che non riusciva a valorizzarlo portarono a stagioni complicate. Nell’inverno di due anni fa sembrava tutto fatto per il trasferimento all’Atlético Madrid, ma anche quella operazione saltò per motivi fisici dell’attaccante, lasciandolo in una situazione sospesa e difficile.

La svolta arriva a Firenze. La Fiorentina decide di crederci, Palladino lo vuole con decisione e Kean risponde: 24 gol nella scorsa stagione, la sua migliore di sempre. Una rinascita inattesa che sembrava aver finalmente sbloccato il talento che tutti attendevano. Quest’anno, però, tutto si è complicato di nuovo: tra i problemi della squadra e un gioco che fatica a innescarlo con continuità, Kean non è riuscito a confermarsi ai livelli dell’annata precedente. Resta tuttavia uno dei giocatori più attesi della sfida, soprattutto considerando che contro la Juventus ha già segnato due volte in carriera, incluso il gol dell’ex dell’anno scorso.

Dall’altra parte c’è Dusan Vlahović, il centravanti che ha lasciato una traccia indelebile a Firenze e che oggi vive un rapporto complesso con il suo passato. Arrivato dal Partizan, i primi anni in viola furono quelli dell’adattamento, tra sprazzi di talento, come il grande gol all’Inter e la doppietta al Cagliari, e momenti di crescita silenziosa. L’esplosione vera arriva nella stagione 2020-21: Prandelli decide di puntare forte su di lui, trasformandolo da promessa in certezza. Vlahović inizia a segnare con continuità per l squadra viola, a crescere partita dopo partita, fino a totalizzare 33 gol in un anno solare, record che lo consacra come uno dei giovani centravanti più forti al mondo.

Con Italiano si compie l’ultimo salto: 20 gol in quattro mesi, potenza, sicurezza, personalità. La Fiorentina lo ha formato, sostenuto, plasmato: con la maglia viola ha giocato 98 partite, segnando 44 gol e servendo 7 assist. È a Firenze che Vlahović ha imparato cosa significa portare sulle spalle il peso di una squadra, diventando un simbolo. Poi arrivano le difficoltà contrattuali, le frasi destinate a restare nella memoria dei tifosi, come quel famoso “Quando mi offrono, firmo”, pronunciato tra selfie e autografi durante il ritiro estivo. Una promessa mai mantenuta.

Il trasferimento alla Juventus arriva pochi mesi dopo, per una cifra record da 80 milioni, diventata circa 83 con i bonus. A Torino eredita la numero 7 di Cristiano Ronaldo e l’etichetta di uomo su cui costruire un nuovo ciclo. I numeri,115 partite, 46 gol e 10 assist, raccontano un rendimento comunque importante, ma mai del tutto all’altezza del suo potenziale. A complicare il quadro c’è ora la situazione contrattuale: Vlahović è in scadenza, chiede cifre molto alte insieme al suo entourage e la separazione a zero a giugno sembra uno scenario sempre più probabile, nonostante sia uno dei migliori della Juventus di questa stagione e stia trovando il gol con maggiore regolarità rispetto a Kean.

E poi c’è il nodo che rende questa partita ancora più carica di significato: Vlahović non ha mai segnato un gol dell’ex alla Fiorentina. Mai. Quattro volte al Franchi da avversario, zero reti, zero gioie personali. Un tabù che non appartiene solo ai numeri, ma alle storie di calcio: quelle in cui il passato ti guarda negli occhi e aspetta un gesto per chiudere un capitolo. Dusan arriva a Firenze in un momento in cui sembra rinato, più presente, più centrale nel progetto bianconero. Ma il Franchi, per lui, è sempre stato un campo diverso, un teatro carico di emozioni e attese che lo hanno spesso frenato.

Kean e Vlahović, due percorsi che si incrociano nella stessa sfida ma seguono traiettorie opposte: uno che a Firenze ha trovato la sua rinascita, l’altro che proprio a Firenze ha lasciato un’eredità ancora viva. E sabato, ancora una volta, tutto tornerà al punto di partenza, tra passato, presente e ciò che verrà.

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