Nelle pagine del Corriere dello Sport troviamo un articolo firmato da Alberto Polverosi: “Esiste un modo per sprofondare all’ultimo posto in classifica con un pizzico di dignità? Probabilmente no, ma se per caso esiste davvero non è quello della Fiorentina. Che non è solo ultima, con 6 punti in 14 partite, a tre punti dalla penultima posizione, ma fino ad oggi è soprattutto la peggior Fiorentina dei suoi cento anni di storia. Il povero Marchese Ridolfi, che nell’agosto del ‘26 mise insieme Libertas e Club Sportivo creando la Fiorentina, si sta rivoltando nella tomba. È retrocesso anche lui, due volte, ma quella squadra aveva orgoglio. Sono retrocessi i Cecchi Gori, anche loro due volte, ma in campo i giocatori hanno lottato nonostante il fallimento alle porte.
Questa squadra non è capace di lottare per il semplice motivo che non è una squadra. Da Pioli a Vanoli non è cambiato niente. Encefalogramma piatto, elettrocardiogramma piatto. Senza testa e senza cuore. E senza dignità. «Non vedo fare una corsa di sacrificio. Prima dei giocatori ci vogliono uomini», così ha parlato Vanoli a fine partita. Parole pesantissime, ma non sono critiche, sono certificazioni di quanto si vede in campo dall’inizio della stagione. A Bergamo i giocatori hanno invocato il sostegno dei tifosi, ce n’erano quattromila a Reggio Emilia, e loro sono stati in campo come se fossero in una spa. Hanno conquistato un rigore e lo hanno trasformato nella farsa (pericolosa) dello spogliatoio, prima con Kean e Mandragora che se lo litigano, poi con Vanoli che spiega la ragione della discussione col rifiuto di Gudmundsson (sembrava strano, in realtà, visto che aveva calciato il rigore a Marassi, contro il Genoa, davanti alla sua vecchia curva: mica facile) e il giorno dopo con la smentita dello stesso Gud: «Mai rifiutato di battere un rigore». Bell’ambientino al Viola Park. Non sappiamo fino in fondo cosa stia succedendo nel centro sportivo, ma di sicuro non hanno capito niente. Non si sono resi conto del rischio che corrono in caso di retrocessione e ultimo posto, il rischio di essere additati per tutta la loro carriera di dirigenti, allenatori e giocatori, come i responsabili del peggior fallimento di un secolo viola.
Possono ancora rimediare? E chi lo sa. È sufficiente che nelle 24 partite che rimangono la Fiorentina ne vinca dieci, come dice l’allenatore di una squadra che in 14 partite non ne ha vinta manco una. Ma per tentare di cambiare rotta non basta una sterzata (c’è già stata, in panchina), serve un elettroshock, uno sconquasso generale. Non rientra nei compiti del giornalista suggerire nomi né strategie, ma davanti a quanto sta succedendo anche chi segue dall’esterno ha la necessità di cercare una strada.
Quando ha parlato il diesse Goretti, davanti alle telecamere sembrava sul punto di crollare. Si è ritrovato quella montagna da scalare senza nemmeno un piccone. E quando il dg Ferrari, dopo Bergamo, dice che «siamo vicini alla soluzione» e poi arriva la partita di Reggio Emilia, si capisce che non c’è più niente e che tutto va ricreato. Subito, oggi, non domani.
Dunque, cosa può fare adesso quel che resta della società viola? Senza la presenza e da un po’ di tempo anche senza la voce di Commisso è uno sbandamento continuo. Si potrebbe pensare a un “comitato di salute viola”, estremo tentativo per recuperare una situazione che oggi è disperata.
Seconda mossa: con un atto di umiltà richiamare Giancarlo Antognoni. C’è bisogno di lui come di nessun altro.
Terza mossa: aprire il Viola Park ai tifosi, perché vedano con i loro occhi quanto e come lavorano quei giocatori che poi, in partita, si perdono. Possono scuoterli o sostenerli, anzi scuoterli e sostenerli.
Quarta mossa: abbassare decisamente i prezzi delle prossime tre partite in casa anche con Udinese e Cremonese, così come fatto con il Verona, le tre partite che la Fiorentina deve vincere per forza. C’è bisogno di uno stadio pieno.
Quinta mossa: invitare ogni giorno al Viola Park un paio di giocatori storici della Fiorentina, capaci di spiegare cos’è il senso di appartenenza, cosa vuol dire indossare quella maglia.
Sesta mossa: a proposito di maglie, lasciar perdere quelle arlecchinate che servono per il marketing, ma rimettere indosso ai giocatori solo le maglie viola.
Settima mossa: quest’ultimo suggerimento arriva da un collega e tifoso, Andrea Santoni. Coprite al Franchi quello scempio davanti alla curva Fiesole con un grande telo che nasconda gru e piloni, magari con la riproduzione della fantastica coreografia di Fiorentina-Juventus 4-2. Che senso ha? Il senso della rimonta, allora da 0-2 a 4-2, oggi dall’ultimo posto alla salvezza”.
