Una stagione sufficiente. Così potrei sintetizzare quel che provo di fronte ai risultati della stagione viola conclusasi ieri. Un campionato certamente caratterizzato dalla tragica morte di Davide Astori, lutto che tuttavia non impedisce valutazioni a mente fredda.
Partiamo dal mercato estivo. Un mercato al ribasso, nell’ottica di un generale ridimensionamento rispetto al lustro precedente. Gli addii a Kalinic, Bernardeschi, Vecino, Borja Valero e altri erano preventivabili e preventivati, meno il pretendere di rimanere a livello europeo puntando su vari Bruno Gaspar, Cristoforo, Maxi Oliveira, Laurini, Eysseric. Una squadra sempre in bilico tra un possibile ma mai compiuto exploit e una placida navigata di centro classifica, condita da naturale inesperienza e bisogno di amalgama, sportiva prima di tutto. Una squadra che ai nastri di partenza era priva di fuoriclasse affermati, priva di un Toni, di un Mutu, di un Cuadrado, di un Salah, di un nome di grido. Solo Chiesa e poi Simeone sarebbero divenuti gioielli, in mostra tuttavia in una gioielleria piuttosto spoglia.
Due parole anche sull’allenatore. Pioli, secondo me, è un normalizzatore, un tranquillo gestore di provincia che non pareva e non pare tuttora adatto ad una progettualità di alto livello, e il suo arrivo a Firenze è coinciso con il risultato finale, ovvero quello di una stagione tranquilla, il cui unico scossone è coinciso con gli esiti di una tragedia non preventivabile e sull’onda lunga dei suoi effetti emotivi, sulla carica agonistica messa in campo dai giocatori dopo la scomparsa di Davide.
Spero di non peccare di eccessivo cinismo dicendo che, a mio avviso, senza la morte di Astori non avremmo vissuto quel bel filotto di vittorie che ci ha permesso di coltivare il sogno Europa League, vivendo una stagione probabilmente anonima, forse terminata ancor più in basso rispetto all’attuale posizione. Questo per il livello dei giocatori ma soprattutto per l’assenza di una figura tecnica in panchina capace di alzare l’asticella e di dare un quid in più ad ambiente e ragazzi in campo.
Discorso a parte meritano presidenza e diesse. La valutazione è qui inscindibile dalla politica di rifondazione e contenimento promossa quest’estate, in un allontanamento che prima della morte di Astori era anch’esso papabile e sotto gli occhi di tutto, con un Corvino nel ruolo di gestore e limitatore sia delle spese sia dei prevedibili scossoni dovuti ad un cambio così profondo. Va chiarito però alla piazza in cosa consiste, proprio a livello tecnico, il progetto che si vuole portare avanti, a quali obiettivi si vuole arrivare, con quali mezzi, in quali tempi. Sono stanco di sentir parlare sempre di progetto, quando presidenti molto più giovani e meno scafati dei Della Valle, anche a parità di cifre investite, hanno comunque vinto di più. Penso in primis al tanto vituperato Lotito e a Tare, che quest’anno hanno messo in piedi una formazione molto più valida della nostra. Serve chiarezza, prima di ogni altra cosa.
Se poi chiarezza significa capire che si vuole puntare a dei risultati, serve una politica di spesa importante e serve presenza della società. Se chiarezza significa invece ammettere di non voler spendere troppo e voler gestire una squadra senza troppo sacrificio economico e personale, come credo, basta essere limpidi e permettere a chiunque di fare le valutazioni del caso, sapendo che si può pure fare meglio rispetto ad oggi.
Non sono un rosicone, non sono un anti-Della Valle. Penso anzi che la cautela della proprietà sia spesso giustificabile, penso che la Fiorentina non sia il Barcellona e che i passi debbano sempre essere misurati alla gamba. Ma non abbiamo ancora capito quanto questa gamba voglia essere lunga, non abbiamo capito quali siano i traguardi. Credo che Firenze debba giocarsi l’Europa ogni anno, avendo l’Europa League alla portata nell’80% dei casi ai nastri di partenza, escludendo annate tragiche o impreviste come può sempre succedere. Rendiamoci conto che questa squadra ad oggi non offre tali garanzie.
Non scrivo il tutto con acredine, ma semplicemente riportando impressioni rimaste invariate da inizio anno. L’ultimo articolo che ho scritto per questa testata è di inizio campionato, scrissi esattamente che la Fiorentina più di cosi non avrebbe potuto fare e che la posizione di classifica sarebbe stata questa.
Scrissi che, per una annata di transizione e per una politica di rifondazione dal basso avrei preferito un Semplici ad un Pioli e qualche giovane fiorentino passato dalle nostre giovanili in più a giocarsi il posto in squadra. Dopo qualche mese, non ho cambiato affatto idea. Speriamo di ripartire sul pezzo e di tornare già dall’anno venturo dove Firenze merita di stare: in Europa, togliendoci di dosso i torpori della squadra da metà classifica. I torpori di annate sufficienti ma ancora insoddisfacenti.
Alessandro