La crisi della Fiorentina non è solo di campo, ma soprattutto di vertice. Dentro la società regna la confusione: ruoli sovrapposti, nervi scoperti e una catena di comando che sembra essersi allentata. Commisso continua a seguire tutto da lontano, in costante contatto con i dirigenti, ma senza mettere piede a Firenze dallo scorso aprile. Gli impegni di lavoro e i problemi di salute lo hanno costretto a gestire la crisi a distanza. In sua assenza, il dg Ferrari ha provato a mantenere la rotta ma la pressione lo ha travolto: durante la sfida col Bologna ha perso la calma di fronte ai tifosi, salvo poi riconoscere l’errore e fare autocritica.
Nel frattempo, Pradè è diventato il bersaglio della contestazione: il ds ha già ventilato per due volte l’idea di dimettersi, tra la scorsa estate e ottobre. Ecco che dunque, a tentare di riportare ordine, è ora Mark Stephan, Ceo del club e uomo di fiducia di Commisso inviato dagli Usa a monitorare una situazione sempre più ingarbugliata. Ma a Firenze cresce la richiesta di una figura di campo, un uomo «di pallone» capace di fare da ponte con l’allenatore e l’area tecnica. Per ora, però, la linea societaria non cambia. Lo scrive La Nazione.
