«Non è normale che un ragazzo di 22 abbia quel tipo di malore – ha detto Luigi Chiariello, cardiochirurgo, a La Nazione – . La sua sarebbe un’aritmia pericolosa per la vita, quindi non può fare agonismo se non vuol mettere a rischio la vita. Non si può giocare a calcio con un defibrillatore in corpo. Il dispositivo può salvarlo se ha un’aritmia pericolosa: dà una scossa elettrica e riconverte il battito in ritmo normale, ma non si può rischiare portando il corpo a situazioni stressanti come nel calcio».
«Rimuovere un defibrillatore è una follia e non credo che quello inserito a Bove sarà rimosso perché parliamo di prevenzione secondaria». Così Massimo Grimaldi, presidente designato dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco). «Se il ragazzo avesse avuto un arresto cardiaco provocato da una causa non removibile con certezza, il defibrillatore è l’unica strada ed è il protocollo in ogni caso, al di là del fatto che sia giovane e atleta – precisa Grimaldi – Va impiantato con una indicazione assoluta perché è un dispositivo per la prevenzione». La questione, trattandosi di un atleta, è il ritorno in campo che «a mio avviso non è praticabile, non solo a livello agonistico».
«Siamo di fronte a una condizione seria.
C’è un’aritmia pericolosa. Non credo che nessun medico possa certificare per il ritorno in campo, almeno in Italia».