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La fine dell’era Pradè: dieci anni tra sogni, colpe e rimpianti. La Fiorentina oggi chiude un ciclo

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La fine dell’era Pradè: dieci anni tra sogni, colpe e rimpianti. La Fiorentina oggi chiude un ciclo

Redazione

1 Novembre · 18:19

Aggiornamento: 1 Novembre 2025 · 18:20

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Si chiude oggi, con le dimissioni del dirigente sportivo Daniele Pradè, un capitolo importante della storia recente della Fiorentina. Dopo ormai molti giorni di tensioni e contestazioni, compresi gli striscioni appesi questa mattina per Firenze, Daniele Pradè ha presentato le proprie dimissioni alla società Viola, dopo complessivamente 10 anni alla guida del club fiorentino, alla vigilia di un match cruciale come quello di Fiorentina-Lecce che verosimilmente potrebbe decretare anche il destino dell’allenatore Stefano Pioli, fortemente voluto dallo stesso Pradè. L’ormai ex dirigente sportivo dei gigliati ha ascoltato la voce del Franchi: una piazza stanca che da tempo reclamava un cambiamento radicale ai vertici della società, e non solo, lasciando la Fiorentina penultima in classifica in balia del peggiore inizio campionato di sempre.

Daniele Pradè arriva per la prima volta a Firenze nel 2012, sotto la proprietà Della Valle, e riesce subito nell’impresa di ridare vita ad una Fiorentina che stava vivendo un pesante momento di crisi. Affidandosi a Vincenzo Montella in panchina, da quel momento in poi la squadra tornò a brillare e addirittura a giocare in Europa con continuità e raggiungendo anche una semifinale di Europa League. Questo periodo della sua carriera è stato caratterizzato dall’acquisto di molte figure calcistiche importanti per la città di Firenze, eccone alcune: Borja Valero, Stefan Savic, Gonzalo Rodriguez, Alberto Aquilani, David Pizarro, Juan Cuadrado, Giuseppe Rossi, Matias Vecino, Mario Gomez, Ilicic, Joaquim, Marcos Alonso, Rebic, Salah e Davide Astori. Di questa sua prima parte di esperienza fiorentina, si ricordano soprattutto le plusvalenze ottenute con Matija Nastasic, Adem Ljajic e Stevan Jovetic. Nel 2016, però, lascia Firenze.

Nel 2019, con il passaggio della Fiorentina dai Della Valle all’imprenditore italoamericano Rocco Commisso, Daniele Pradè fa ritorno a Firenze, dove si trova ad affiancare la grande personalità di Joe Barone nella costruzione di una nuova era viola. Comincia però sin da subito un percorso difficile e non senza intoppi per il dirigente sportivo viola che è rimasto sempre un pò nell’ombra di un importante direttore generale, amico e braccio destro del presidente Commisso, purtroppo prematuramente scomparso nel 2024. In quegli anni la squadra naviga in acque difficili: prima con Montella, poi con Iachini, la Fiorentina lotta più per la salvezza che per i sogni europei. La tifoseria, esasperata, individua presto nel direttore sportivo uno dei principali responsabili del declino generale a cui stavano assistendo. La svolta arriva con Vincenzo Italiano, che riesce a sollevare la squadra conferendole identità e gioco, non solo riportando la Fiorentina in Europa ma anche arrivando in tre finali differenti, due di Conference League e una di Coppa Italia, purtroppo però non trovando la vittoria in nessuna di queste. Nonostante i progressi della squadra, tra la Curva e il dirigente sportivo non scorre comunque buon sangue, la tifoseria non è soddisfatta degli acquisti e soprattutto della cessione di Dusan Vlahovic alla Juventus senza un degno sostituto che diventa il simbolo di un equilibrio sempre più fragile e precario, sia con la tifoseria sia con lo stesso Italiano, che alla fine decide di lasciare Firenze. Dopo la scomparsa di Joe Barone, il presidente Commisso affida la gestione sportiva a Pradè e Alessandro Ferrari, chiamati a inaugurare un nuovo percorso con Raffaele Palladino in panchina. Ma anche questa volta l’intesa non decolla: il rapporto tra ds e allenatore si incrina presto, tra frecciate pubbliche e risultati discontinui. Eppure, la stagione si chiude con 65 punti, il miglior risultato dell’era Commisso, e con le inaspettate dimissioni del mister Palladino, solo dopo un anno dall’incarico e nonostante un contratto rinnovato fino al 2026. Pradè decide così di richiamare a Firenze un allenatore che già in precedenza aveva conosciuto bene la piazza: Stefano Pioli.

Le dimissioni di Pradè sono un forte messaggio nei confronti della squadra che stamani si è riunita per ringraziarlo e salutarlo, ma significano anche una presa di coscienza della tesa situazione che sta inondando Firenze; sperando di dare, con questa mossa, una scossa importante per una repentina ripresa, per la squadra e la società, ma soprattutto per i tifosi. La parte sportiva e generale è momentaneamente in mano al direttore generale della Fiorentina Alessandro Ferrari e il direttore tecnico Roberto Goretti, che avranno l’onere di cercare una nuova figura che possa prendere il posto del romano. Domani, infine, a Firenze avrà luogo la famosa partita “della vita o della morte” tra Fiorentina e Lecce, che decreterà il destino di un altro componente del club di Commisso, Stefano Pioli. Le dimissioni di Daniele Pradè segnano comunque la fine di un ciclo. Il suo percorso, tra entusiasmi e contestazioni, ha attraversato due proprietà, diversi allenatori e più di una generazione di tifosi. È stato un testimone diretto di un club in continua trasformazione, tra sogni europei e difficoltà strutturali, tra buoni arrivi e dolorosi saluti. Pradè lascia un’eredità complessa: numeri importanti, finali raggiunte, ma nessun trofeo da esibire. Chissa se è proprio da quì che la Fiorentina ripartirà, se sarà proprio questo il momento in cui comincerà la rivalsa Viola, speriamo di sì.

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