L’Arena Garibaldi aspettava il rendez-vous con la Fiorentina da oltre 34 anni, da aggiungere alla secolare rivalità con la città dei Medici, e la squadra di Gilardino incarna l’anima battagliera del suo popolo più di quanto abbia fatto quella viola. L’impressione è che Pioli stia ancora cercando di capire che squadra abbia in mano. Dopo la virata sulla difesa a quattro contro il Como, il tecnico torna a tre, ma stavolta con due trequartisti, Gudmundsson e Fazzini, a supporto di Kean.L’idea è quella di circondare con il quadrilatero di centrocampo il triangolo del Pisa, giocando nei corridoi interni e tenendo Dodo e Gosens altissimi. Il progetto viene però presto smontato dall’aggressività degli uomini di Gilardino, furiosi nei duelli e reattivi sui rimbalzi.
Non sono impattanti le sostituzioni — tra l’altro soltanto tre — di Pioli, che finisce con i tre centravanti tutti insieme: Piccoli e Dzeko si aggiungono a Kean, ma l’attico non regge se le fondamenta non sono solide. E infatti il trio non crea nulla. Anzi, la Viola dà la sensazione di voler tirare il novantesimo, con il fiatone ma con almeno un punto in tasca. E, per come è andata, pare guadagnato. Lo scrive La Gazzetta dello Sport.