Poche davvero le macerie da cui Cesare Prandelli dovrà ripartire. Al suo secondo esordio in viola si è presentato dopo dieci giorni di lavoro, qualche giocatore acciaccato e la fuga per le Nazionali di chi ha deciso di uscire dalla bolla nonostante le indicazioni contrarie della Asl. Il clima confuso e distratto, anche per via delle forti dichiarazioni rilasciate dal presidente Rocco Commisso in settimana, si è tradotto in una prestazione incolore e di smarrimento. La dice lunga il fatto che la Fiorentina si resa pericolosa, per la prima volta, ad una manciata di minuti dal fischio finale.
Prandelli ha variato subito l’assetto tattico della squadra: ha abbandonato l’infeltrito 3-5-2 di Iachini per puntare su un fresco 4-2-3-1. Nei fatti però è cambiato poco. Nel riscaldamento si è fermato Bonaventura per un fastidio alla caviglia accusato già in settimana, e così all’ultimo Duncan si è ritrovato titolare. Ma i guai fisici non sono finiti lì. La partita di Ribery, opaca e sottotono come mai era successo prima, è durata meno di un tempo. Al suo posto Prandelli ha rispolverato Saponara che, anche nel ruolo di trequartista che dovrebbe essergli congeniale, è rimasto nell’ombra. Avvolto nella divisa ufficiale, con un dolcevita viola e il giglio stampato sul petto, l’allenatore si è protetto dal vento gelido agitandosi in panchina. Ma certo quello non era l’abito di Superman con poteri speciali. Dal primo all’ultimo minuto ha guidato i singoli giocatori. «Due tocchi, veloci» urlava ripetutamente ai difensori quando avevano il pallone fra i piedi e il compito di impostare l’azione. «Cambia gioco» suggeriva a gran voce ad Amrabat per favorire la spinta degli esterni e quella dei trequartisti palla al piede. Ma la Fiorentina ha fatto una fatica immane a trovare varchi in cui inserirsi. In attacco Vlahovic è rimasto solo e abbandonato a se stesso. Lo scrive il Corriere Fiorentino.