Da sergente di ferro a meme il passo è stato breve. Giusto il tempo di prendere contatto con lo spogliatoio e con tutto ciò che ruota attorno al Viola Park, e di finirne stritolato. Come Pioli, più di Pioli. E basta andarsi a riascoltare la conferenza stampa di presentazione e metterla a confronto con le ultime uscite pubbliche per capire di cosa stiamo parlando: «Spiegherò due o tre cose ai nostri ragazzi della comunicazione» , diceva sicurissimo di sé Paolo Vanoli. Oppure ancora. «Ai calciatori dirò di non parlare con i giornalisti e di non usare troppo i social».
Lo chiamavano Vanolismo. Spazzato via dal vento, dai risultati (2 pareggi, 5 sconfitte e 1 vittoria il suo tristissimo bilancio, tutto compreso) e da una situazione molto più grave di quanto si sarebbe aspettato. E così, dal petto in fuori con atteggiamento da duro, si è velocemente passati al Vanoli ultime versione. Quello dell’«io e Gudmundsson abbiamo detto entrambi la verità» spiegando il caos del rigore di Reggio Emilia e la versione (che smentiva la sua) offerta dall’islandese e quello che l’altra sera, a Losanna, si è presentato davanti ai microfoni dopo essersi fatto attendere a lungo perché, parole sue, «dovevo farmi una doccia». Una frase che ha fatto infuriare i tifosi, e che non corrisponde al vero. La realtà infatti è che era andato in scena un altro (l’ennesimo) confronto con dirigenti e calciatori e lo stesso ufficio stampa gli aveva consigliato di dire la verità. Un consiglio caduto nel vuoto, con l’allenatore che ha preferito fare di testa sua infilando un altro scivolone. «Prendiamo l’aspetto positivo di questa sconfitta: anche se avessimo vinto avremmo dovuto fare i playoff».
Sbagliato: sarebbe bastato vincere con due gol di scarto infatti per qualificarsi direttamente agli ottavi e, allo stesso tempo, per evitare il pericolo Strasburgo. Dichiarazioni figlie della confusione. La stessa che non ha fatto pensare di svolgere la rifinitura sul sintetico di Losanna o che ha fatto sfuggire a tutti lo sciopero degli operatori di volo (annunciato da giorni) costato arrivo in ritardo (e multa) in Svizzera. Del resto, parliamo di un club che presto deciderà se affidare la ricostruzione all’attuale d.s. Goretti o se chiamarne uno nuovo mentre colui che ha lasciato quella poltrona, leggasi Pradè, ancora ieri (dopo averci dormito) si aggirava per il Viola Park. «Se è tornato al Viola Park è perché dopo le dimissioni deve formalizzare col notaio passando per uffici legali e svuotare il suo ufficio oltre a restituire materiale telematico e altro», la versione della Fiorentina.
Certo, che 40 giorni non siano bastati per chiudere tutte le pratiche è come minimo curioso. Così come il fatto che nessuno si preoccupi sull’opportunità di farsi ancora vedere mentre le voci sul fatto che sia ancora lui a decidere (vedi caso D’Aversa) si rincorrono da tempo. «Assurdità», fa sapere il club. Di certo c’è che là dentro a regnare sia il caos e che Vanoli, atteso domani da un match decisivo per il suo futuro con l’Udinese (chi deciderà?), ne è stato travolto in pieno. Lo riporta il Corriere Fiorentino.
