Una minestrina calda. Abbastanza insapore, per la verità, di sicuro non eccitante, ma di questi tempi i palati fini fanno bene a guardare altrove. Perché il calcio gourmet ora come ora non abita a Firenze e la Fiorentina non può che accogliere con un pizzico di sollievo anche un pasto come quello di ieri.
Perché la vittoria contro la Dinamo Kiev intanto rimette i viola sulla via della qualificazione diretta agli ottavi e perché, con tutta la cautela del caso, c’è sempre la speranza che dia una spinta buona anche per il campionato. Una riflessione sulla questa sulla quale i dubbi son più che leciti e che, già domenica, nell’ennesima partita «da vita o morte» potrà trovare (o meno) una conferma. Un match a dir poco delicato, quello in arrivo col Verona (la squadra per prepararlo è in ritiro da ieri notte), e non a caso Vanoli ha varato un turnover abbastanza spinto. Eppure, dovendo comunque rimediare alle sconfitte con Mainz e Aek Atene per sistemare la classifica e sperando (appunto) di trovare il suo primo, terapeutico successo in viola, ha presentato comunque gente come De Gea, Pongracic, Dodò, e (soprattutto) Kean.
Una scelta a sorpresa, questa, che meglio di qualsiasi altra spiegava quali fossero le speranze del tecnico. Del resto se c’era uno che aveva bisogno di sbloccarsi (e come lui tutta la squadra) era proprio lui: Moise. Reduce forse dal peggior pomeriggio della sua esperienza in viola (a Reggio) e a caccia di un gol che mancava da tanto, troppo tempo. Certo, chi si aspettava un avvio rabbioso e all’attacco, al solito, è rimasto deluso. Anche contro un avversario ad esser buoni modesto infatti, la Fiorentina si è messa lì, in attesa, per poi (semmai) ripartire. Atteggiamento tipico di chi vive con la paura, ma che non le ha impedito di trovare il vantaggio abbastanza alla svelta.
Un gol da bomber, quello di Kean, e dopo un cross degno di questo nome di Dodò. Una prima risposta, se non altro, di quei «calciatori più importanti» invocati (per ora invano) da Vanoli. Un lampo, l’1-0, in un primo tempo per il resto in linea col periodo e col clima di ieri. Cupo, freddino, e con uno stadio (semi deserto) triste come poche altre volte. Difficile immaginare qualcosa di peggio insomma ma questa squadra, si sa, in questo senso non conosce limiti. E allora ecco l’avvio di ripresa e, puntuale, l’1-1. Del resto se rinunci a giocare (o non ci riesci) chiunque, ma proprio chiunque, ti può far male. Ecco perché sarebbe l’ora di fare (con convinzione) qualcosa di nuovo e diverso. Qualcosa tipo il 4-2-3-1 visto dopo il pari ucraino, per esempio.
Tentativi, certo, soluzioni rabberciate (non ci sono esterni) ma buoni magari per scuotersi dal grande sonno. E sarà anche un caso, ma dal momento del cambio la Fiorentina ha alzato il baricentro e ha trovato con Gud un 2-1 buono per dare una sistemata al girone e, chissà, per iniziare un cammino diverso. Lo riporta il Corriere Fiorentino.
