La serata del Franchi si è chiusa tra fischi e cori di contestazione, segno di un malcontento ormai palese tra i tifosi della Fiorentina. I 90 milioni investiti in estate e i buoni propositi iniziali sembrano già svaniti, lasciando spazio a una squadra che appare inconsistente e senza identità. Altroché Champions. Meglio lasciar perdere certi discorsi, anche perché il Como visto ieri, tanto per parlare di una delle teoriche avversarie dirette, è parso superiore in tutto. Individualità, organizzazione, personalità, tenuta fisica. Loro si, una squadra.
Pioli aveva provato a rimescolare le carte con un assetto variabile, tra 4-4-2 e 3-5-2, puntando sul pressing alto e sulla capacità di uscire dalla pressione avversaria. L’avvio dei viola era stato incoraggiante: Mandragora aveva portato in vantaggio i suoi già al 5′, e per tutto il primo tempo la squadra era riuscita a tenere un equilibrio precario ma efficace. Tuttavia, al primo errore e alla prima giocata pericolosa del Como, le certezze si sono incrinate e solo il VAR ha evitato guai peggiori prima dell’intervallo.
Nella ripresa, però, i limiti della Fiorentina sono emersi in modo netto: calo fisico evidente, poca lucidità e incapacità di ripartire. Il Como ha preso in mano la partita, ha trovato il pari con Kempf su palla ferma e ha continuato a creare occasioni fino al gol di Addai che ha ribaltato tutto. Una sconfitta che lascia i viola senza punti di riferimento e con urgenza di ritrovare identità e fiducia, mentre per Pioli il compito diventa quello di accendere una squadra che, al momento, sembra spenta e senza direzione. Lo scrive il Corriere Fiorentino.
