
Rocco Commisso anche ieri è rimasto in silenzio. Troppo forte la delusione per essere assorbita in una sola notte. E sono molte le valutazioni che il patron della Fiorentina è chiamato a fare in queste ore. Compresa quella su un investimento che da ieri non fornisce più quei margini di redditività e crescita che si era immaginato nell’estate del 2019 acquistando il club dai Della Valle. Ed è per questo che il silenzio del tycoon italo-americano dovrebbe preoccupare. Ma non solo. Perché la risposta del ministero spazza via di colpo anche le richieste, in alcuni casi poco limpide, di chi, in questa vicenda, aveva provato a persuadere Commisso a spendere di tasca sua anche per un restyling parziale, soluzione non gradita al patron. Se il ministero avesse aperto almeno alla demolizione delle curve, sarebbe stato più semplice, nel caso in cui si fosse rifiutato di andare avanti, far passare il patron viola come «intransigente» e «irrispettoso» di un bene architettonico della città. Ma ora chi potrebbe biasimare Commisso se scegliesse di non proseguire la sua avventura? Motivi ne avrebbe, certificati anche dal ministero. Lo scrive il Corriere Fiorentino oggi in edicola.
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