David De Gea è diventato uno dei punti di riferimento assoluti della nuova Fiorentina. Le sue qualità tecniche, la leadership silenziosa, l’esperienza internazionale e l’attitudine alle sfide ne fanno il simbolo perfetto delle ambizioni viola, che guardano con decisione alla Champions League. Per Pioli rappresenta non solo un pilastro trai pali, ma anche un esempio capace di trasmettere mentalità vincente a un gruppo rinnovato e rinforzato sul mercato, chiamato a recitare un ruolo da protagonista in campionato e in Europa, con l’obiettivo dichiarato di conquistare la Conference League e lottare per i primi quattro posti in Serie A.
La carriera di De Gea testimonia il livello a cui è abituato: 545 partite con il Manchester United in dodici stagioni, record di presenze per uno straniero nei Red Devils, senza dimenticare gli inizi vincenti all’Atletico Madrid. Eppure, nonostante i successi, la sua scelta di approdare a Firenze non è stata casuale: ha voluto rimettersi in gioco, cercando nuove motivazioni sportive e di vita, condividendo con la famiglia la decisione di legarsi alla città e alla società viola. Per questo, la sua presenza in squadra ha un valore che va ben oltre l’aspetto tecnico.
La conferma di questo legame è arrivata con il rinnovo anticipato del contratto fino al 2028, segno concreto della sua volontà di lasciare un’impronta duratura anche in maglia viola. Non solo trofei, quindi, ma anche un’eredità morale e sportiva: De Gea ha infatti preso sotto la sua ala il giovane Tommaso Martinelli, trasmettendogli competenze ed esempi quotidiani. Così il portiere spagnolo non è soltanto un leader silenzioso della squadra attuale, ma anche un custode del futuro della Fiorentina, pronto a garantire continuità e ambizione al progetto. Lo scrive il Corriere dello Sport.
